«Una strada per la dignità contro la fame»

Salvatore Veca: «Appello ai governi perché diano rango costituzionale al diritto al cibo»

«La Carta di Milano è un documento di cittadinanza globale, non è un protocollo intergovernativo, non implica la politica e la diplomazia internazionale. Ci si augura potrà generare iniziative in questo ambito ed è l'auspicio che noi facciamo, ma è un documento che parte da Expo e viene offerto perché chi lo firma si assuma una responsabilità nei confronti delle radicali implicazioni del tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. La Carta si basa infatti su una convinzione: che il diritto al cibo adeguato, sano e nutriente sia un diritto umano fondamentale.

Salvatore Veca, filosofo, coordinatore scientifico di Laboratorio Expo, il think thank che vede la collaborazione della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ed Expo 2015, parte da questa premessa per spiegare significato e obiettivi della Carta di Milano.

«La Carta si basa su una convinzione: che il diritto al cibo adeguato, sano e nutriente sia un diritto umano fondamentale. E se si parte da questo - prosegue - la prima cosa che constato è quanto siamo lontani dal diritto al cibo per chiunque e ovunque. E allora la Carta, dopo la dichiarazione di principio, contiene una sorta di catalogo di contraddizioni e paradossi del diritto violato: denutrizione e malnutrizione, fame cronica, obesità, sovrappeso, spreco di cibo, acqua come bene comune fondamentale, accesso all'energia per coltivare e cucinare, sottrazione del suolo. Allora cerchiamo di estendere l'ombra del futuro sul presente perché il 2050 si prevede un incremento di circa due miliardi di persone come coinquilini del Pianeta. La domanda è: come possiamo pensare di soddisfare domanda crescente di cibo e cambiamento di stili alimentari?».

Constatazione che il Pianeta «non sta bene e serve l'impegno di tutti per migliorare le cose». In che modo? Partendo da «assunzioni di responsabilità o di impegni» richiesti a tre gruppi di soggetti firmatari: cittadini e cittadine, società civile, imprese. Un «mosaico collettivo dal basso» che man mano si allarga. «Ciascun soggetto, per la propria parte di responsabilità - aggiunge Salvatore Veca -, sottoscrivendo la Carta di Milano si impegna a farne propri e attuarne contenuti e valori, lanciando un appello a governi e istituzioni perché attuino politiche e azioni relative a quel catalogo di guai e di contraddizioni che violano il diritto universale al cibo, chiedendo ai governi di dare rango costituzionale a questo diritto».

Carta di Milano voluta dal governo italiano come lascito immateriale di Expo la cui scrittura finale arriva dopo un lungo lavoro di confronto e raccolta di documenti scientifici e contributi selezionati dal tavolo governativo coordinato da Veca che, quando sarà consegnata al segretario dell'Onu Ban Ki-Moon il 16 ottobre, sarà arricchita dalla «biblioteca» digitale dei documenti, incluso il «Patto della Scienza per Expo» elaborato Laboratorio Expo.

In linea con gli obiettivi del millennium gol «fame zero» dell'Onu che indica da qui al 2050 «una strada per la dignità» da percorrere tutti assieme.

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