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Dibattito sull'Europa

L'Europa e la sovranità: i due stralci di seguito riportati attestano come il problema non sia nato al tempo del populismo

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L'Europa e la sovranità: i due stralci di seguito riportati attestano come il problema non sia nato al tempo del populismo. Esso rappresenta il nodo gordiano da sciogliere da quando è sorta l'idea di unire il Vecchio Continente. Gli estratti provengono rispettivamente da scritti di Luigi Einaudi e di Charles De Gaulle, due uomini che appartengono al campo dei conservatori. Entrambi, inoltre, possono annoverarsi tra i protagonisti del Novecento, con una formazione e dei principi fortemente radicati nel secolo precedente.

Qui finiscono, però, le affinità. Le idee di Europa che traspaiono dai loro scritti ben rappresentano questo limite invalicabile. Einaudi è un liberal-conservatore ed è proprio il suo liberalismo a fargli antevedere come il mito della sovranità assoluta dello Stato contenga già in nuce la sua degenerazione totalitaria. Per questo, Einaudi ritiene che esso avrebbe accelerato la deriva verso la guerra. Il suo ideale di sovranità parziale lo spinge, invece, a non demonizzare i «vincoli esterni»: una propensione che lo avrebbe aiutato non poco nel secondo dopoguerra, quando riuscì a reinserire la sconvolta economia italiana nel circuito delle istituzioni finanziarie internazionali.

De Gaulle è un nazional-conservatore, convertitosi alla democrazia per realismo al termine della Prima guerra mondiale. Lo stesso realismo lo porta a ritenere, tornato al potere nel 1958, che dell'Europa unita non si possa fare a meno. La concepisce come un concerto nel quale le nazioni sono chiamate a suonare, seguendo spartiti differenti, la loro miglior musica. Non è disposto a transigere, però, sul fatto che a eseguire le decisioni derivanti da quel concerto debbano essere gli Stati. Anche per questo - potremmo chiosare -, di tutta la sua azione, la politica estera si è rivelata la parte più caduca e controversa.

Il testo di Einaudi risale agli ultimissimi anni dell'Ottocento; quello di De Gaulle alla seconda metà del Novecento. La distanza cronologica aiuta ad apprezzare come un medesimo problema - il rapporto tra Europa e sovranità - chieda di essere declinato differentemente, col mutare del contesto storico. Il nodo di fondo, però, non cambia. Ed è lo stesso che si ripropone al tempo della globalizzazione, quando i processi politici ed economici sono divenuti più veloci e più complessi. Oggi è più difficile stabilire dove la sovranità finisce per essere soltanto un mito e dove ha inizio l'effettiva possibilità di praticarla. Stabilire questo confine, però, è la vera sfida per l'Europa del Ventunesimo secolo: se la vincerà potrà continuare a contare, sennò dovrà rassegnarsi a un declino senza fine. La storia, forse, questa sfida può aiutarci a vincerla.

* I due testi qui proposti, di Luigi Einaudi e di Charles De Gaulle, sono tratti da "L'Europa e la Sovranità.

Riflessioni italo-francesi (1897 2023)", a cura di Maria Elena Cavallaro, Gaetano Quagliariello e Dominique Reynié, edito in Italia da Rubbettino e in Francia da Plein Jour.

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