Controcultura

Il suo ambientalismo fa rima con socialismo

Le teorie apocalittiche della giovane svedese sono in linea con i desideri della politica e dell'industria

Il suo ambientalismo fa rima con socialismo

Perché una ragazzina svedese di sedici anni è diventata un fenomeno globale rispolverando l'ambientalismo apocalittico senza aggiungere nulla al già detto? Di sicuro ha toccato un nervo scoperto della società, ma quale esattamente? Il riscaldamento globale non eccita gli animi. No, in Greta deve esserci qualcosa di più.

La bambina autistica (sindrome di Asperger) che prende a schiaffoni i grandi della Terra. Affascinante ma non basta. Infatti sui media girano episodi degni delle medievali Vite dei Santi. Greta che sciopera ogni venerdì seduta davanti al Parlamento svedese. Greta che tocca (letteralmente) i cuori (...)

(...) dei deputati. Miracolo! Subito si convertono alla confraternita di Santa Greta da Stoccolma. Santa Greta accolta da Francesco, il papa dalla coscienza verde. Santa Greta che non tocca la carne ma teneramente si fa fotografare in treno con il cibo spazzatura, come tutti gli adolescenti. La protesta di Santa Greta che diventa virale, studenti di tutto il mondo in sciopero al venerdì, grazie a un uso accorto dei social network. Santa Greta versione predicatrice che parla ovunque si prendano decisioni sul futuro del Pianeta: Onu, Davos, parlamenti assortiti. Santa Greta che però non vola in aereo perché non vuole inquinare troppo. Santa Greta che sventa le teorie complottiste sui suoi finanziatori: è stata avvicinata a una start up verde proprietà di un esperto di marketing; accusata di essere uno spot vivente per le pubblicazioni della madre; passata ai raggi X per vedere se nel portafogli avesse soldi del magnate Soros, di istituzioni politiche anti-sovraniste. E, ultimo miracolo, Santa Greta sulla copertina di Time.

Prima di proseguire, due precisazioni indispensabili. Un uomo di destra non può non avere una coscienza ecologista. Si deve conservare, in primo luogo, la natura. Il problema è reale. Però analisi e soluzioni giuste non sono quelle proposte da Greta. Secondo. Non c'è alcun complotto. L'approccio apocalittico è gradito ad ambienti industriali e politici che agiscono in piena luce. Non è sicuro che gli interessi di questi ambienti coincidano con quelli delle masse in preda alla crisi economica. Si capisce però che Greta non mancherà mai di fondi da spendere al servizio della causa.

Una possibile spiegazione del «caso Greta» è rintracciabile nel libro La nostra casa è in fiamme (Mondadori, pagg. 228, euro 16) al quale ha lavorato l'intera famiglia Thunberg: Greta, la sorella, il padre e soprattutto la madre Malena, cantante molto nota in Svezia. La teoria esposta è la seguente: ciascuno deve dare il suo contributo ma il riscaldamento globale si vince soltanto con l'intervento della politica. Tocca alla politica ridurre le emissioni, incentivare la green economy, rinunciare alla crescita, scegliere lo sviluppo sostenibile e infine creare una società più giusta fondata sull'uguaglianza, non solo nell'opulento Occidente o in Cina, ma anche e soprattutto nei Paesi che cercano di uscire dalla arretratezza. Voilà, il socialismo in salsa globalista è servito. La politica ovviamente brinda. Toccherà a chi governa chiedere sacrifici e redistribuire la ricchezza agitando lo spauracchio dell'apocalisse imminente. Non a caso la sinistra statunitense di Alexandria Ocasio-Cortez propone un New Deal verde. La Camera dei Comuni inglese ha approvato lo stato d'emergenza climatica con l'obiettivo di ridurre a zero le emissioni. Analogo provvedimento, voluto dal Partito democratico, giace nel Senato italiano in attesa di valutazione. Il Movimento 5 stelle, all'inizio, aveva una offerta politica ecologista, poi si è perso nelle mille battaglie contro la creazione di infrastrutture: e vai di No Tav, No Tap, No Inceneritori, No Qualunque Cosa.

Anche le aziende stappano lo spumante: toccherà a loro rifornirci di nuove automobili, ad esempio, usufruendo magari di incentivi fiscali per convertire la produzione (e i consumi) in senso green. Nelle speranze di politici e capitani d'industria, questo cambiamento fornirà la spinta per uscire dalla grave crisi economica che incombe sul mondo occidentale dal 2008. Le istituzioni sovranazionali esultano e sperano di acquisire finalmente un ruolo incisivo mangiandosi altre fette succulente di sovranità degli Stati tradizionali. Greta è dunque un perfetto prodotto mainstream e funzionale al sistema che critica. Non deve stupire che giri il mondo in tournée spettacolari. Non deve stupire che importanti aziende nel settore dei trasporti abbiano annunciato di orientare la produzione in senso ecologico. Se proprio volete un'immagine simbolo di questo periodo, date un'occhiata ai rendering dei progetti di restauro della cattedrale di Notre-Dame bruciata Parigi: piante ovunque.

Il socialismo cambia continuamente pelle. Prima vennero gli operai. Andò male al punto che nelle fabbriche del nord passarono tutti a destra. Poi esplose la questione dei diritti con battaglie partite bene e finite male a causa del ridicolo politicamente corretto. Quindi venne l'immigrazione incontrollata: ha messo in fuga gli ultimi elettori. Il sussulto finale è stato per l'Unione europea, istituzione che scalda solo i cuori di chi la maledice.

Ora tocca all'ambientalismo apocalittico.

Commenti