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Tagli alla casta, un bluff "No al doppio stipendio" Ma spunta già la deroga

Vietato l'accumulo degli stipendi: per chi ricopre due cariche, la seconda retribuzione non può superare il 25% dello stipendio precedente. Ma c'è già la scappatoia

Tagli alla casta, un bluff  "No al doppio stipendio" Ma spunta già la deroga

In Italia funziona pressapoco così: una volta fatta la legge ci si affretta a buttar giù la deroga. Ed è così che la legge non è più uguale per tutti. Prendiamo, per esempio, i tagli ai costi della pubblica amministrazione. Nella manovra economica, in queste ore al vaglio del parlamento, c'è (quasi) il richio che il comma 3 dell’articolo 23 ter passi inosservato. Si tratta di una deroga al tetto degli stipendi dei vertici della pubblica amministrazione. Si legge: "Con decreto del presidente del Consiglio dei ministri possono essere previste deroghe motivate per le posizioni apicali delle rispettive amministrazioni ed è stabilito un limite massimo a titolo di rimborso spese".

Il comma è sibillino, ma piuttosto chiaro. La norma stabilisce che per il personale chiamato a ricoprire funzioni direttive nei ministeri e neltre amministrazioni pubbliche, la retribuzione non può superare un quarto (il 25%) del trattamento economico percepito. In parole povere: chi ricopre il doppio incarico non percepisce più due stipendi, ma soltanto uno più un quarto di quello precedente.

Tuttavia, la stessa norma garantisce anche la scappatoia. Nello stesso articolo del decreto "salva Italia" che riguarda le retribuzioni nelle pubbliche amministrazioni, è infatti previsto che con decreto del presidente del Consiglio, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, può essere ridefinito il trattamento economico annuo di chiunque riceva retribuzioni a carico delle finanze pubbliche "stabilendo come parametro massimo di riferimento il trattamento del primo presidente della Corte di Cassazione". I primi ad alzare le barricate sono stati i dipietristi che hanno attaccato duramente il "comma ad personam" perché rivolto a "chi, anche ministri di questo esecutivo, siede su poltrone di vertice all’interno della pubblica amministrazione e non ha gradito la norma che prevede la riduzione degli stipendi". E pensare che il premier Mario Monti in persona aveva garantito: "Non è vero che pagano sempre i soliti.

E’ un luogo comune".

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