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Tassati anche i morti: ecco l’Ici sulle tombe

Siena - Sono i miracoli del cosiddetto fisco creativo o solo un clamoroso abbaglio?
Se in Sardegna l'estate scorsa il governatore Soru si è inventato la «tassa sul lusso» a carico dei ricchi non residenti che hanno seconde case, c'è chi dice che nella campagna senese non si è voluti essere da meno e, all'alba del 2007, ci si è inventati nientemeno che la «tassa sul morto». Applicabile però solo se, appunto, il defunto è «non residente». Ma senza guardare in faccia a nessuno: poveri o ricchi, tutti i «morti immigrati» devono pagare. Dunque il gioco di parole che circola a Siena e dintorni è un po' scontato, ma irresistibile: il caro estinto? Più caro di così! Ci si dà di gomito insomma dopo che ieri un quotidiano locale ha sbattuto in prima pagina Roberto Pianigiani, sindaco di Asciano, «capoluogo» delle Crete Senesi, responsabile secondo il direttore della testata (che ha condotto di persona l'inchiesta) di aver ideato un odioso balzello che prevede il pagamento di 5mila euro per la sepoltura di chiunque, non residente sul territorio comunale, chieda di esservi seppellito, benché già proprietario del loculo.
La storia è piuttosto surreale ma sarebbe passata forse sotto silenzio se non fosse stato proprio il giornalista a imbattersi nell'imposta (definita tecnicamente «canone per la sepoltura dei deceduti non residenti in vita nel Comune») al momento delle esequie della nonna ultranovantenne. La quale, per stare vicino al marito, fin dal 1965 aveva acquistato un «forno» per sé nel piccolo cimitero di Costaberci nella frazione di Arbia Scalo, in comune di Asciano. Con gli anni, la vecchina aveva poi traslocato nel comune di Monteriggioni, mentre la frazione si è trasformata in un popolosissimo quartiere-dormitorio alle porte di Siena. Così, quando il 30 gennaio scorso la signora è passata a miglior vita, a tutti gli effetti è stata accolta come «straniera» e l'affranto quanto allibito nipote si è sentito chiedere il pagamento del «canone» dagli uffici comunali. E che canone: dieci milioni di vecchie lire. Con l'avvertenza che, senza l'esibizione di una regolare ricevuta, gli operai non avrebbero provveduto alle esequie. Da parte sua, il Comune parla di un errore di interpretazione: la delibera, adottata l'11 gennaio, non sarebbe retroattiva e quindi la richiesta non avrebbe dovuto essere applicata al caso in questione. La somma richiesta, insistono, «non è una speculazione per esigenze di bilancio», ma un canone riferito a una concessione temporanea di sepoltura: decorso un certo periodo infatti, tutte le tombe vengono comunque rimosse e il rapporto di concessione cessa. L'entità del canone, chiariscono, è legata invece alla durata e fissato equitativamente l'importo in 100 euro all'anno: così per i «forni» da mezzo secolo l’importo sale a 5mila euro, mentre per le tombe nella nuda terra, «garantite» per un solo decennio, l’esborso si limita, si fa per dire, a mille.
Ma è soprattutto sulle motivazioni del provvedimento che si dilunga un lungo comunicato dell'amministrazione ascianese: «Nel nostro regolamento di polizia mortuaria - si legge - da tempo si è fatta la scelta di accogliere nei cimiteri anche cittadini non residenti in vita e morti fuori. Una possibilità che pochi Comuni prevedono. Si è così creata nel tempo, a causa della posizione del cimitero di Arbia al confine con altri Comuni, una sempre più massiccia richiesta di concessioni. Di conseguenza sono aumentati i costi di manutenzione dei camposanti e del servizio mortuario e si sono resi necessari adeguamenti e ampliamenti. Alla luce di questo si è deciso di procedere alla istituzione di un canone per i non residenti che decidono di farsi inumare nel nostro territorio.

Evidentemente - continua la nota - il pagamento deve essere contestuale alla concessione cimiteriale e dunque chi oggi decide di acquistare un loculo sa che oltre al prezzo vi sarà anche un canone per la sepoltura».

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