Il welfare allitaliana fa male. È la conclusione a cui è giunta la Cgia di Mestre che ha messo in rapporto la pressione tributaria alla spesa sociale, scoprendo che il saldo è in passivo. «Tante tasse e poco welfare» ha infatti sentenziato lo studio dellAssociazione artigiani e piccole imprese secondo la quale lincidenza fiscale è il 27,7% del Pil, mentre la spesa sociale (al netto di assegni pensionistici e indennità di disoccupazione) vale il 9,6%. Una tendenza senza uguali nei Paesi Ue dove la tassazione è inferiore e la spesa sociale è maggiore. Le cifre parlano chiaro: la media europea della pressione fiscale è il 25,4%, quella della spesa sociale il 13,5%.
A peggiorare la posizione dellItalia cè il confronto con Francia e Germania che ci vede soccombere. Oltralpe le tasse sono di poco inferiori (lo 0,2%) mentre al welfare è destinato il 5,5% in più (il 15,1%). Questa cifra comprende spesa sanitaria, misure a favore di disabili, famiglia, minori, casa ed emarginati. Più pesante il confronto con la Germania dove limposizione fiscale è più bassa (il 22,1%) e la spesa sociale è maggiore (il 14,6%).
«Non solo spendiamo per il Welfare meno degli altri - commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - ma lo facciamo anche male. Oltre ai minori investimenti, il 61% della spesa sociale italiana se ne va sotto la voce previdenza che assorbe invece il 45,5 della media europea. Questa sperequazione ci toglie la possibilità di dare maggiori risorse a famiglia, minori, disabili ed esclusione sociale». I punti critici sono molti; il capitolo casa a cui la Ue destina l1% mentre in Italia si sfiora il nulla: 0,1%. La Francia stanzia invece l1,4 e la Germania lo 0,8. Analogo andamento per famiglia e minori: all1,1% del Pil conteggiato dallItalia si affiancano il 2,3 della Ue, il 2,8 della Francia e il 3,2 della Germania. Note ancor più dolenti vengono dalla spesa sanitaria dove il nostro 6,8% è di gran lunga inferiore all8,4% tedesco e al 9,4% francese.
Tasse alle stelle, al sociale le briciole
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