Politica

Telecom: Tronchetti lascia, Rossi presidente

Il nuovo numero uno dà garanzie di continuità con le ultime decisioni strategiche e gode della piena fiducia di D’Alema

Marcello Zacché

da Milano

Marco Tronchetti Provera si dimette dalla presidenza di Telecom Italia e al suo posto arriva Guido Rossi. Con il mandato di proseguire le stesse linee strategiche impostate da Tronchetti e individuate e condivise dal cda. Queste sono le decisioni a sorpresa prese da un improvviso consiglio d’amministrazione di Telecom Italia, convocato ieri nel tardo pomeriggio. Le dimissioni sono arrivate nel pieno della polemica tra Tronchetti e Prodi sul riassetto del gruppo, presentato lunedì scorso e contestato duramente dal premier. Le dimissioni sono irrevocabili e sono state accettate dal consiglio del gruppo, riunito per due ore nella sede milanese del gruppo telefonico.
La decisione di Tronchetti, sulla quale il cda ha discusso animatamente, è un segnale ben preciso al mercato e allo stesso governo. Una mossa che, secondo quanto risulta al Giornale, è stata orchestrata con l’obiettivo di sparigliare le carte, anticipando ogni ulteriore presa di posizione governativa, e con il preciso intento di mandare un messaggio di presa di responsabilità nei confronti del mercato e dei maggiori azionisti. Secondo una nota della società Tronchetti lascia con l'«intento di salvaguardare l'interesse dell'azienda e degli azionisti a proseguire nella gestione in continuità con l'indirizzo strategico individuato dal consiglio», sottraendo così «la società alle tensioni che si sono venute a determinare ed evitando che l'ingiustificata personalizzazione delle vicende degli ultimi giorni metta a repentaglio la realizzazione di tale indirizzo strategico». Sul primo punto la mossa di Guido Rossi è probabilmente la più brillante che Tronchetti potesse scovare. Con un governo ormai apertamente in guerra contro di lui e con una situazione finanziaria difficile da gestire (i 42,3 miliardi di debiti a lungo «rimproverati» da Palazzo Chigi, e il titolo ai minimi in Borsa), rischiava di essere messo all’angolo dal progetto di Palazzo Chigi di «nazionalizzazione» della Rete. Tramite l’intervento della pubblica Cassa Depositi e Prestiti, novello Iri di stampo prodiano: questo è quello che prevedeva il piano di salvataggio messo a punto dall’alter ego del professore, Angelo Rovati.
Ma Guido Rossi cambia le carte in tavola. Si tratta di un nome che evoca per lo meno tre situazioni precise. Tutte determinanti: è al contempo l’uomo della magistratura, l’uomo del mercato (liberalizzatore, proprio di Telecom, tra l’altro, e teorico della disciplina Antitrust) e l’uomo di D’Alema. Magistratura nel senso di garantire a Tronchetti, per conoscenze e competenze, la copertura da eventuali proditori attacchi su quel fronte. Basta pensare al capitolo delle intercettazioni, e alle polemiche estive sul lavoro oscuro del Sismi, oggetto di indagine della magistratura. E basta pensare, in passato, al ruolo decisivo che Rossi ha svolto in delicate partite giudiziarie quali Montedison piuttosto che Unipol. Come uomo del mercato Rossi è il segnale che il «nuovo Iri» non passerà. Non in Telecom, almeno. Il modello neo-statalista di politica industriale che Prodi e Rovati hanno in mente per le grandi infrastrutture del Paese trova in Rossi uno strenuo oppositore. Una zeppa non da poco per uno schema che, in ultima analisi, era pronto ad accogliere nel suo futuro «nocciolino» anche le Fondazioni e la grande banca del nord, la nascente SanIntesa guidata dal banchiere di Prodi, Giovanni Bazoli. Un modello che a ben guardare non sta bene, invece, al riformismo diessino di D’Alema e Bersani. Che non a caso hanno già arricciato il naso sull’ipotesi, ventilata mesi fa, di un agglomerato Eni-Enel. E qui si chiude il cerchio, perché Rossi è il personaggio di alto profilo tra poteri forti e grande finanza di cui Massimo D’Alema gode piena fiducia. Per questo la mossa è brillante, perché permette a Tronchetti di coprirsi le spalle anche rispetto al governo, a una componente non indifferente dell’esecutivo. Proprio ora che Prodi è lontano, in Cina, ma che prometteva al suo ritorno fuoco e fiamme. Invece si troverà una situazione molto più complessa e articolata da gestire rispetto a un semplice muro contro muro. E non solo sul fronte Telecom, ma rispetto all’intero progetto di politica industriale che il professore stava portando avanti. Per tutti questi motivi, Guido Rossi diventa il presidente della continuità: nessun cambiamento di strategia, nessuna emergenza finanziaria, ma il progetto di portare avanti il piano Tronchetti. Ma un grande cappello di garanzia, nei sensi fin qui esposti. Per questo Rossi sarà solo il presidente, mentre le deleghe operative di Tronchetti passano a Carlo Buora, che diventa vicepresidente esecutivo.

E Riccardo Ruggiero resta ad.

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