Politica

Il testimone superstite: «Il fermo del mio vicino per me è una conferma»

Frigerio è «stupito» per il coinvolgimento di Rosa Bazzi. L’uomo, sconvolto, chiede ora il corpo della moglie

da Erba (Como)

«No, il bambino no». Non lo sapeva, Mario Frigerio, che anche il piccolo Youssef, due anni soltanto, era stato ammazzato la sera dell’11 dicembre. E quando ieri gliel’hanno detto per la prima volta, dopo quasi un mese, è scoppiato a piangere. Perché anche un uomo riservato come lui, uno di poche parole, che ama le arrampicate in montagna e si fa i fatti suoi, aveva finito per affezionarsi al figlio di Raffaella Castagna e Azouz Marzouk. Pensava che almeno il piccolo fosse stato risparmiato dalla strage e, visto che le sue condizioni di salute sono ancora precarie, per via del taglio alla gola con il quale l’omicida l’ha quasi ammazzato, glielo avevano tenuto nascosto. Ma ora che il netturbino Olindo Romano e sua moglie Rosa Bazzi sono stati portati in carcere in stato di fermo e la loro casa è stata vivisezionata dai Ris, è arrivato il momento della verità. E il supertestimone, l’unico sopravvissuto alla strage di via Diaz, l’uomo che era intervenuto sperando di salvare Raffaella e il figlio dall’incendio e invece è stato trascinato dentro la casa del massacro e massacrato a sua volta, è scoppiato in lacrime. «Un pianto composto, silenzioso, quasi liberatorio», racconta il suo legale Manuel Gabrielli.
L’avvocato ha raccontato al suo assistito che Olindo e Rosa sono in stato di fermo. Li conosceva bene, il netturbino e la moglie, Mario Frigerio. Li conosceva perché Raffaella abita sotto la sua mansarda e sopra la casa dei due coniugi. E quello che succedeva tra i suoi vicini, le liti in cortile, le telefonate ai carabinieri, i ceffoni e le denunce, finivano senza volerlo anche nella sua casa e in quella di sua moglie Valeria. Cercavano di starne fuori, ma poi restavano ogni volta intrappolati. Come il lunedì della strage. La moglie del supertestimone voleva uscire a portare il cane a passeggio. Ma appena aperta la porta di casa, nella mansarda sono arrivate urla disumane. «Aspetta a uscire, stanno litigando», ha detto Frigerio alla moglie. Che ha rimandato la passeggiata a pochi minuti dopo, quando dall’appartamento di Raffaella si sentiva solo silenzio. Poi Valeria è rientrata dalla passeggiata. E ha visto il fumo uscire dalla casa di Raffaella: «Mario corri, brucia tutto e loro sono dentro». E Mario è corso al piano di sotto e ha trovato l’assassino che l’ha trascinato dentro, l’ha colpito alla gola lasciandolo a terra sanguinante e poi ha inseguito la moglie per le scale e l’ha colpita fino a ucciderla.
Questa è la ricostruzione fatta dal supertestimone che, però, in questi 28 giorni trascorsi in ospedale ha avuto la speranza, lui che adorava i suoi nipotini, che il bambino fosse stato risparmiato. La notizia che le cose siano andate in maniera diversa l’ha sconvolto. Mentre quella che i responsabili della strage sarebbero Olindo e la moglie non l’ha sorpreso. «Più che una novità per lui è stata una conferma», dice il legale. La conferma che quelle liti di condominio alle quali assisteva tutti i giorni sarebbero presto degenerate. Perché il supertestimone, salvo solo perché ha una malformazione alla carotide che l’assassino pensava di aver reciso, se lo ricorda Olindo che perde la calma e scaraventa Raffaella giù per le scale. Quel che non ricorda, invece, è l’arma con cui è stato colpito. Non ha avuto il tempo di capire se fosse un coltellino svizzero, una mannaia o una roncola, come ipotizzano gli inquirenti. E infatti il suo avvocato spiega: «Mi ha raccontato di una lama che lo colpiva.

Un dolore acuto, la sensazione di sentire come uno squarcio nella propria carne e il ricordo di tanto sangue».

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