Controcultura

La tolleranza? Quando è troppa è intollerabile

La tolleranza? Quando è troppa è intollerabile

Ho avuto modo di discutere piacevolmente e spesso con Claudio Cerasa, direttore del Foglio. E grazie al suo nuovo libro, Abbasso i tolleranti. Manuale di resistenza allo sfascismo (Rizzoli), ne approfitto anche in questa rubrichetta liberale. Poiché in quell'ambito ci troviamo.

La tesi di Cerasa è intrigante, il libro molto buono e si parte da Popper: «La tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro gli attacchi degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi». Il concetto è abbastanza chiaro e per un liberale sottoscrivibile.

Ma il grande punto è dove fissare l'asticella: quando definire il discorso e il comportamento dell'altro «così intollerante» da non essere tollerato e tollerabile da un liberale. L'approccio anglosassone è pragmatico. E la risposta è sempre e comunque: dipende. Oggi gli intolleranti contro la scienza, contro i vaccini, sono un pericolo per la società libera? E per ciò non debbono essere tollerati? Per Cerasa: sì. Poi vedi l'atteggiamento di Burioni, l'autoproclamatosi paladino dei vaccini, e pensi che nonostante la scienza sia dalla sua parte al 100%, il suo comportamento sia di un'arroganza illiberale. Il che, per chi scrive, è tanto più grave, quanto più abbia ragione. C'è da sottoscrivere parola per parola quando Cerasa dice: «Dove si considera ciò che percepito più importante di ciò che è reale, dove si scommette sul catastrofismo per non illudersi con l'ottimismo, dove si usa il moralismo come surrogato del riformismo, dove si usa il garantismo come un gargarismo, dove si considera la fine delle gerarchie il simbolo di un nuovo ordine e non l'inizio di una nuova anarchia, dove si considerano le chat dei genitori più importanti delle azioni degli insegnanti, dove non si capisce che la democrazia diretta si chiama così perché c'è qualcuno che la dirige, dove non si comprende che il pessimismo è il più grande incubatore mondiale di fake news, dove si prende per vero non ciò che è reale ma ciò che è virale».

Difficile non concordare con Cerasa su questa sfilza di orrori dell'attuale consuetudine salottiera. In un capitolo (sono tutti godibilissimi e molto ben scritti) titolato Stimatissimi banchieri, il direttore del Foglio provoca. E sostiene che i banchieri sono fenomenali. Cita Draghi e non solo. Non dà un giudizio di valore ma certifica come la politica li stia riscoprendo. Ma proprio sui banchieri vogliamo provocare a nostra volta. In un recente incontro del maggiore sindacato del Bancari, la Fabi, il presidente del banchieri, Antonio Patuelli per dileggiare un certo tipo di informazione ha detto: «A modo dei conduttori tv e dei talk show». Come dire: siete tutti uguali, non approfondite e non conoscete il senso vero del lavoro delle banche. Ecco: Patuelli ha vomitato un giudizio sommario uguale e contrario a quello che in molti ogni giorno rivolgono proprio alle banche da lui rappresentate. Questo per dire, con il libro di Cerasa, che oggi vi è un'intolleranza diffusa.

Ecco perché Abbasso i tolleranti è doppiamente utile.

Perché porta dei fatti, combatte contro il pensiero dominante e non sembra avere quell'atteggiamento alla Patuelli o alla Burioni: tanto sicuri del fatto loro da non comprendere come combattere la battaglia del buon senso.

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