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Toscana, nella Regione rossa di Rossi la sanità è sempre più malata

I casi Fucecchio, Versilia e Stella Maris raccontano di come venga gestita la sanità in Toscana

Toscana, nella Regione rossa di Rossi la sanità è sempre più malata

Anche la Toscana nel 2020 andrà al voto. La carriera politica di Enrico Rossi (finalmente) volge al termine. L’ultimo comunista rimasto in circolazione (fondatore del fortunatissimo partito Articolo 1) lascerà la guida della Regione (e speriamo anche la politica) anche se a differenza di Umbria e Emilia-Romagna, difficilmente la sinistra verrà sradicata dalla Toscana. Ma questo lo vedremo.

Intanto quello che è certo è che la sua amministrazione non ha brillato per efficienza. Soprattutto nella sanità. Basta vedere le liste di attesa per una Tac o una risonanza: oltre 3 mesi. E fa specie che nel 2000 Rossi si sia candidato alle elezioni regionali coi Ds entrando nella giunta di Claudio Martini (altro desaparecido) proprio con l'incarico di assessore alla Sanità. Ruolo che ha ricoperto fino alla sua elezione a governatore nel 2010. In pratica sono 20 anni che Rossi si occupa di sanità in Toscana (da assessore e da governatore) e 30 anni che viene stipendiato dalla politica (sindaco di Pontedera tra il 1990 e il 1999).
Eppure, come dicevamo, la sanità non è il fiore all’occhiello della Toscana. Per colpa della politica naturalmente, non certo dei medici che sono un’eccellenza. Ricorderete il caso del mega buco all’Asl 1 di Massa Carrara. Poi c’è sempre la situazione dell'Ospedale Versilia che è sempre più grave e sempre meno accettabile soprattutto al pronto soccorso dove medici e infermieri sono costretti ad operare in condizioni anche psicologicamente intollerabili. Il pronto soccorso stesso diventa poi di fatto una breve degenza a causa della mancanza di posti letto nei reparti. La sanità in Toscana deve essere quanto prima affidata ad un commissario. In generale poi sta passando sempre più il criterio che se hai i soldi ti curi, se non li hai forse. La civiltà di un Paese si giudica anche da questo.

Ma un altro caso è esemplificativo di come venga gestita la sanità in Toscana. Alle eccellenze vengono spesso segate le gambe. Come recentemente accaduto a Fucecchio con il Cesat, centro di eccellenza per protesi di anca e ginocchio, dove un luminare come il professor Massimiliano Marcucci è stato costretto a lasciare nel gennaio scorso l'ospedale di Fucecchio e a tornare al lavoro a Firenze, al CTO, da dove era partito nel lontano 2009 col proposito, nel corso degli anni, di far diventare il vecchio ospedale San Pietro Igneo di Fucecchio punto di riferimento per pazienti provenienti da tutta Italia. Ma, come detto, in Toscana le eccellenze vengono viste con sospetto.

È quello che è accaduto alla Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa), istituto scientifico specializzato in neurologia e psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza. Il Tar della Toscana ha parzialmente accolto il ricorso della Fondazione, contro un ingiusto provvedimento stabilito dalla Regione Toscana che stabiliva un tetto di spesa per l'acquisto di prestazioni specialistiche.

“La Regione, con un decreto del 2018, aveva stabilita un tetto finanziario per l'Irccs Stella Maris che comportava una decurtazione di circa un milione di euro e consentiva un recupero su più anni, anche retroattivo al 2018, della percentuale di remunerazione proveniente da ricoveri ospedalieri di bambini fuori Toscana, che le Regioni di provenienza non rimborsano alla Regione – spiega il direttore generale della Stella Maris, Roberto Cutajar -. La decisione della Regione Toscana avrebbe reso stabilmente precari i bilanci della nostra Fondazione in quanto la trattativa sui rimborsi di regola avviene due o tre anni dopo l'anno in cui sono avvenuti i ricoveri, rendendo impossibile ogni programmazione pluriennale di acquisizione di attrezzature sanitarie, di costruzione o ammodernamento delle strutture edilizie, per l'evidente impossibilità di ottenere prestiti e mutui dalle banche, appunto per l'incertezza continuata negli anni dei bilanci".

Il Tar invece, aggiunge il manager, "ha ritenuto giustamente illegittima questa disposizione domandando come l'operatore economico potrebbe prevedere quali Regioni non provvederanno a far fronte alle prestazioni rese a favore dei loro cittadini da parte di altre Regioni, né quali misure organizzative e strategiche l'operatore sanitario potrebbe porre in essere. Le previsioni in esame, in altri termini, come rilevato dalla ricorrente, ledono la certezza dei rapporti giuridici e il legittimo affidamento, esponendo gli operatori sanitari al mancato riconoscimento ex post di prestazioni rese a residenti in altre Regioni, pur essendo le stesse state erogate nel rispetto dei limiti di spesa regionali, con l’effetto che le previsioni stesse sono illegittime e devono essere annullate".

La sentenza, inoltre, ritiene possibile l’apposizione di un tetto all’IRCCS, ma non sulla base di un calcolo teorico di prestazioni ‘potenzialmente inappropriate’ e tenendo presente che la Regione su tale materia si è data precise regole di analisi dell’appropriatezza delle prestazioni, che la Regione medesima ha completamente disatteso.

Sull’apposizione di un tetto finanziario alle prestazioni ospedaliere dell’IRCCS, che il Tar ha ritenuto in via di principio apponibile, è da notare che lo Stella Maris Scientifico è l’unico in Italia interamente dedicato alla ricerca e all’assistenza ospedaliera per i bambini affetti da malattie del cervello e della mente.
Attualmente le liste di attesa dell’ospedale Stella Maris, per alcune patologie tra cui l’autismo, arriva addirittura al 2021, un vero e proprio scandalo della sanità. A ciò si aggiungono la drammatica situazione di circa 700 bambini in attesa di una presa incarico nell’ambito dei Day Services ambulatoriali.

“E’ buon senso concludere che l’attività dell’IRCCS – continua Cutajar - non solo non dovrebbe essere limitata o frenata ma dovrebbe essere incentivata a collocarsi sulla massima efficienza, tenendo comunque conto che la risposta in tale delicato settore la risposta della sanità italiana e di quella regionale è assolutamente insufficiente. Si pensi che per tutto il territorio italiano, come segnala un importante documento della SINPIA, la Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile i posti letto sono solo 289 (di cui 58 presso il nostro Istituto Scientifico), un altro scandalo della sanità italiana. Si pensi che secondo gli ultimi dati epidemiologici un bambino ogni 68 nati potrebbe essere portatore di una diagnosi di autismo”.

Tutto questo dovrebbe essere motivo di orgoglio e piena soddisfazione. Ma non per la politica Toscana evidentemente. E con un ministro della Salute come Roberto Speranza, che l’unica salute di cui si è occupato nella vita è quella sua, le cose non sono destinate ad andare meglio.

“In tutto questo c’è qualcosa di irrazionale e che non va nell’approccio della politica alle problematiche dei bambini affetti da malattie del cervello e della mente. I bambini e le loro famiglie che da tutta Italia vengono a curarsi a Stella Maris hanno bisogno di una migliore considerazione ed attenzione da parte delle istituzioni sanitarie. Su questo il nostro IRCCS può dare proposte convincenti alle autorità preposte alla programmazione regionale. La Regione non limiti l’azione di Ospedali come la Stella Maris che da anni ed anni, con l’entusiasmo e la bravura dei propri medici e del personale sanitario tutto, si affanna a dare risposte che spesso il SSN non riesce a dare nel nostro settore specialistico”, conclude Cutajar.

"La Regione potrà anche impugnare la sentenza, ma il suo atto è controverso - tuona il capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale, Maurizio Marchetti -. Il Tar ha sentenziato: la delibera di un anno fa con cui la Regione ha imposto tetti di spesa alle cliniche private per l'accoglienza di pazienti da fuori Toscana presenta profili di illegittimità. Noi l'avevamo sempre sostenuto, poiché comprime di fatto da un lato la libertà d'impresa delle cliniche, dall'altro la libertà di scelta su dove e come curarsi per i pazienti, e lo fa in maniera del tutto arbitraria, addossando ad altri la responsabilità di non riuscire a farsi rimborsare dalle altre Regioni".

Anche il senatore Massimo Mallegni, vice coordinatore vicario di Forza Italia, commenta: “La sanità deve tornare saldamente nelle mani dello Stato centrale. La riforma del titolo V della Costituzione non ha prodotto gli effetti sperati ma ha anzi creato una grande differenza tra i sistemi sanitari regionali. Se le intenzioni erano buone la realtà lo è molto meno purtroppo. La sanità va ripensata alla luce di quello che sta succedendo in Toscana ed in molte regioni dove la sanità è di serie B e a volte anche di serie C.

Dovrebbe essere tutta di seria A”.

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