Politica

Tre giorni per dare un nome all’assassino

nostro inviato a Bergamo

Il giallo della morte di Yara Gambirasio potrebbe essere a una svolta. Altri due o tre giorni e poi sarà pronto il profilo genetico del suo assassino. L’altra notte al termine dell’autopsia effettuata all’istituto di medicina legale di Milano, sono stati prelevate due copie di «tamponi» sul corpo della sventurata ragazza, da inviare al Ris di Parma e in un laboratorio di Milano. Il Dna ricavato sarà poi comparato con quello di una serie di sospettati, diverse decine sembra, il cui profilo genetico è già in possesso degli inquirenti. È inoltre iniziato il controllo sul traffico telefonico delle celle sopra Brembate, Mapello e Chignolo d’Isola: un lavoro molto lungo, trattandosi di circa 60mila contatti.
C’è insomma molta fiducia tra gli investigatori di venire a capo di un’inchiesta che per tre mesi aveva segnato il passo, ma che ora, con il ritrovamento del corpo di Yara, dovrebbe ricevere nuovo impulso. La ragazzina infatti sparisce da Brembate il 26 novembre tra le 18.30, quando esce dal centro sportivo, e le 18.50, ultimo segnale mandato dal suo cellulare da Mapello, per poi venire trovata senza vita in un campo di Chignolo. Dai controlli effettuati da polizia e carabinieri sul traffico telefonico nei tre comuni, sono finora emersi 60mila contatti. Che ora saranno spuntati nella speranza pochi numeri abbiano agganciato le diverse celle in orari compatibili con i movimenti della ragazzina. E quindi del suo assassino. Un lavoraccio, lungo e meticoloso, da fare «a mano» per cui ci vorranno diverse settimane.
Molto prima invece arriveranno i risultati di laboratorio sui materiali organici prelevati dal corpo della povera adolescente durante l’autopsia. Il profilo genetico dell’assassino potrebbe essere pronto già per la fine di questa settimana. Materiale organico prelevato da sotto le unghie e dalle parti del corpo che potrebbero essere entrati in contatto con l’assassino, sono stati prelevati lunedì pomeriggio nel corso dell’esame autoptico. Tutto in duplice copia per poter effettuare analisi parallele che, incrociate, potranno fornire dati altamente attendibili. Una parte dei reperti è stata inviata infatti ai carabinieri del Ris di Parma, l’altra è stata depositata in un laboratorio di Milano. Nel giro due o tre giorni sarà dunque possibile ottenere il profilo genetico dell’assassino.
E sull’eventualità di poter ricavare il Dna del «mostro», gli esperti sono molti ottimisti. Che ci siano sue tracce biologiche è, se non certo scientificamente, quanto meno «altamente probabile», essendo l’omicidio avvenuto con «contatto» tra vittima e carnefice. Che sia possibile ricavarlo è altrettanto sicuro. La stessa Cristina Cattaneo che ha eseguito l’autopsia l’altro giorno, ha ricavato il profilo genetico dell’assassino dal corpo di una donna rimasta sepolta tre mesi sotto l’argine del Po. Facendo poi arrestare il suo assassino. E se un cadavere esposto agli agenti atmosferici si deteriora più rapidamente, se seppellito subisce maggiori contaminazioni esterne.
Il profilo genetico sarà poi comparato con il Dna, per altro già in mano agli investigatori, di diverse decine di soggetti. Subito dopo la scomparsa infatti è stata stilata una lista di pregiudicati per reati sessuali, con relativo Dna. Altri profili genetici sono stati poi ricavati da sigarette buttate, tazzine, bicchieri, fazzoletti di carta usati da uomini in qualche modo finiti nel mirino degli investigatori.
I dubbi che l’esame autoptico non sembra abbia ancora chiarito, riguardano invece la violenza carnale e le modalità dell’omicidio. Per quanto riguarda lo stupro infatti le condizioni del corpo non hanno potuto stabile se la giovane abbia avuto rapporti completi, più o meno violenti. Solo la presenza sui tamponi di Dna diverso da quello della vittima potrà dare una risposta certa. Anche se gli abiti e la biancheria intima in ordine, porterebbero a escludere questa eventualità.
Infine le cause delle morte: ci sono dei tagli sul collo, sul torace, sulla schiena e su un polso, privi però di sangue attorno ai margini e soprattutto senza alcuna lacerazione sugli abiti in corrispondenza delle «ferite». Le incisioni potrebbero pertanto essere stata causate anche dal tempo trascorso all’aria aperta e quindi da eventi atmosferici o da animali. Viene invece escluso con certezza l’impiego di armi da fuoco, non è stato infatti trovato alcun foro di proiettile. Rimangono solo due ipotesi: morte per strangolamento o per un violento colpo inferto alla testa.

Ma per risolvere quest’ultimo mistero sarà necessario attendere un più attento esame delle radiografie effettuate prima dell’autopsia, alla ricerca di eventuali fratture del cranio o di certe piccole ossa del collo.

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