Tremila in piazza per dire «no» ai nuovi terroristi

Sono stati più di tremila i genovesi - rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, manager, professionisti, sindacalisti, lavoratori dipendenti e semplici cittadini - che ieri pomeriggio hanno voluto partecipare alla manifestazione contro il terrorismo in centro. In piazza De Ferrari si sono ritrovati, dopo il ferimento del dirigente Ansaldo Roberto Adinolfi, anche i rappresentanti della associazione delle vittime del terrorismo, Sabina Rossa, Massimo Coco e Carlo Castellano, oltre a diversi dirigenti Ansaldo, la vicepresidente della Camera Rosy Bindi, i vertici delle istituzioni, di Confidustria, di Banca Carige, e della Fiera di Genova. Particolarmente commosso il saluto dei colleghi di Adinolfi: «Ci manca Roberto e per questo oggi qui voglio salutarlo» ha detto Renato Parodi della Rsu di Ansaldo Energia. Ed ha aggiunto: «Quel lunedì, quando abbiamo saputo la notizia del ferimento, il primo pensiero l’abbiamo rivolto alla sua salute e abbiamo tirato un sospiro di sollievo quando abbiamo saputo che non era in pericolo di vita. Poi abbiamo cercato di capire le modalità e il perché di quel gesto».
Intanto un altro no al terrorismo viene espresso dai sindacati nella forma più consueta e consunta: lo sciopero. All’insegna della dichiarazione «La follia va isolata», Fim, Fiom e Uilm «ritengono necessario dare una risposta» e «indicono un’ora di astensione dal lavoro con assemblea in tutto il Gruppo Finmeccanica».
Un messaggio di solidarietà alla manifestazione, infine, è stato inviato dall’onorevole Michele Scandroglio, coordinatore regionale del Pdl: «Non potendo essere presente a Genova a causa dei lavori parlamentari in Commissione Lavoro - spiega Scandroglio -, voglio comunicare la mia adesione ideale alla manifestazione unitaria contro il terrorismo, con l’auspicio che la manifestazione genovese possa servire a scongiurare il ritorno di anni di violenza e di spargimento di sangue.

Il rafforzamento dell’intelligence – conclude il deputato del Pdl – è fondamentale anche per il monitoraggio scrupoloso e proattivo di una realtà cittadina come quella di Genova, che purtroppo rappresenta, come dimostra quanto avvenuto negli anni Settanta, un terreno fertile per la crescita del fenomeno terroristico».

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