Cronache

Troupe ribelle salva i pinguini. E riapre il dilemma dell'uomo

Durante le riprese di un documentario gli operatori hanno aiutato gli animali in difficoltà. Ma l'ordine è di non farlo

Troupe ribelle salva i pinguini. E riapre il dilemma dell'uomo

David Attenborough è un naturalista inglese di fama mondiale che, da oltre 50 anni, presenta documentari sulla natura di straordinario valore. Nonostante i 90 anni passati, è ancora in attività e lavora essenzialmente per la Bbc. Nei giorni scorsi ha destato scalpore la sua presa di posizione, poi corretta da un suo collaboratore, sugli interventi che l'uomo dovrebbe astenersi dal fare nei confronti dei drammi che si svolgono in ambito naturale.

È accaduto che, durante le riprese della serie Dynasties, prodotta dall'emittente inglese e realizzata da Sir. Attenborough, durante una tempesta un gruppo di pinguini fosse caduto in un burrone dal quale non sarebbe mai uscito vivo. Per i cineasti naturalisti vige una regola che è quella di non intervenire durante gli eventi che stanno filmando in natura. Questa volta la troupe inglese l'ha infranta, facendo prevalere le emozioni sulle convenzioni. Appoggiate telecamere e macchine fotografiche si è messa al lavoro con picconi e badili e ha scavato una sorta di sentiero che ha permesso agli uccelli di uscire dal dirupo sfuggendo a morte certa.

Investiti dalle polemiche per avere contravvenuto alla regola cardinale del cineasta, a difendere gli operatori è intervenuto il cameraman veterano Doug Allan. «Se stai filmando un'interazione fra predatori e prede, è fondamentale che la tua presenza non influenzi il risultato - ha detto -. In questo caso noi non abbiamo danneggiato nessuno. Interferire o meno è una decisione basata su ciò che stai vedendo in quel momento». Ragionamento saggio, in quanto, se si sta filmando un ghepardo che corre verso la gazzella zoppicante, il cuore tenderebbe a fare scattare l'intervento per salvare la preda, ma questa iniziativa potrebbe danneggiare fino alla morte il predatore che magari è una femmina obbligata a sfamare i suoi cuccioli e se stessa.

La polemica, però, è divampata ancora più violenta quando alcuni organi di stampa hanno riportato una frase che avrebbe detto Attenborough rivolto alla troupe di buon cuore: «La tragedia è parte della vita». Mike Gunton, produttore esecutivo della serie, nel difendere i cameraman per la liberazione dei pinguini, ha poi chiarito che la frase di Attenborough era del tutto generica e che il naturalista in persona gli aveva detto che, fosse stato là, avrebbe aiutato nel salvataggio degli animali intrappolati.

Esattamente trent'anni fa fece il giro del mondo la notizia di due balene incastrate nelle lastre di ghiaccio dell'Artico. Le immagini dei due cetacei che venivano a galla alternativamente in una crepa per respirare, provocò una tale commozione che, in loro soccorso, sia gli Usa che l'Urss inviarono dei rompighiaccio. Furono i sovietici, quando ogni speranza sembrava scemare, a creare loro una via d'uscita verso il mare aperto.

E allora, è giusto che l'uomo intervenga nei delicati e spesso drammatici meccanismi della natura? La risposta è nelle parole del vecchio e saggio cameraman Allan. Non puoi rifiutarti di aiutare il cardellino caduto dal nido mettendolo in salvo o la balena spiaggiata, bagnandola e spingendola perché torni in mare aperto. L'uomo, la specie che sta violentando in ogni modo l'intero pianeta, che ha sconvolto l'ambiente con la sua invasività, che ha determinato la scomparsa di centinaia di specie animali e vegetali in pochissimi anni, conserva comunque un sentimento di pietas che lo obbliga ad aiutare il prossimo, abbia o meno una coda o quattro zampe.

E Dio non voglia che, un giorno, lo perda del tutto.

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