Cronache

TUTTO FA BRODO (DI COLTURA)

Bravo, bravissimo, ieri, il presidente della Provincia di Genova Alessandro Repetto quando ci ha scritto per annunciare il ritiro del finanziamento della sua amministrazione al giornalino Ergo sum dopo che - come aveva denunciato Andrea Macco sul Giornale - ha pubblicato immagini e articoli offensivi e blasfemi.
Brava, bravissima, oggi, l’Università degli studi di Genova, che ci ha scritto ieri per comunicarci la stessa decisione, come spieghiamo nell’articolo qui a fianco.
Ma anche bravi, bravissimi, domani, persino i cortesi redattori di Ergo sum che si sono messi in contatto con noi per spiegarci le loro ragioni e chiederci un confronto. Ovviamente accordato volentierissimo: non condividiamo le loro opinioni, ma - come è nella nostra natura e nella nostra cultura - daremo loro spazio su queste pagine. Magari per contraddirli di nuovo, magari per dire che non ci convincono, magari per incrociare le penne. Ma è solo con il dibattito e il confronto che si cresce.
Infine, bravi, bravissimi - ma questo è abbastanza scontato - voi lettori. Che, come sempre, avete partecipato a una battaglia non di fede, si badi bene, ma di civiltà. Una battaglia, come spesso accade, combattuta nel silenzio del resto dell’informazione cittadina (ma non è una novità) e nel silenzio della politica. Anche di quella di centrodestra che preferisce altre letture (ma anche questa, purtroppo, non è una novità).
Ma, come ho scritto anche ieri, la battaglia di civiltà non finisce qui. Anzi, comincia da qui. Perchè, comunque, il clima genovese va proprio in quella direzione, quella di Ergo sum. Quella denunciata nelle scorse settimane dal segretario della Cei monsignor Betori, quando ha parlato di «brodo di coltura genovese» e da un insospettabile come il ministro delle Giustizia Clemente Mastella che ha spiegato: «Forse Genova è una città dove ci sono ancora punti di sofferenza, un’irrazionalità di propositi derivati dai cattivi maestri».
Il problema è proprio qui. Nel fatto che ci stiamo mitridatizzando, immunizzati dai veleni assumendone dosi sempre maggiori.
Il problema è nel clima, nell’aria. No, non nella qualità. Anche ieri, le centraline della Provincia hanno certificato che l’aria di Genova è buona. Ma, al di là delle centraline, si respira un’aria pesante. Monsignor Bagnasco è ormai il bersaglio prima ancora che di scritte e bossoli - che francamente mi preoccupano poco e mi sembrano opera più di ignoranti, mitomani e stupidi, piuttosto che di neoterroristi - di un’indifferenza e di un pensiero debole che attraversa la società. Ieri, in treno, sentivo due distinte signore ironizzare sulle minacce, scherzare sulla scorta sull’altare, riempirsi la bocca di volgarità: «Ma gli daranno anche la comunione con la pistola?». E giù risate.
Non mi facevano paura fisica, mi faceva paura il fatto che quelle signore sono lo specchio di cosa è Genova oggi. Nel silenzio di chi dovrebbe parlare. Nell’acquiescienza di molti. E tutto questo mi fa paura.

E mi farebbe paura anche se non fossi cattolico.

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