TV

"Contestazione, non provvedimento". Sergio chiarisce la vicenda Bortone

Nessun provvedimento contro Serena Bortone: la giornalista è stata raggiunta da una contestazione di prassi per richiesta di chiarimenti sul caso Scurati. Ma Pd e Usigrai attaccano

"Contestazione, non provvedimento". Sergio chiarisce la vicenda Bortone

Ascolta ora: ""Contestazione, non provvedimento". Sergio chiarisce la vicenda Bortone"

"Contestazione, non provvedimento". Sergio chiarisce la vicenda Bortone

00:00 / 00:00
100 %

Nessun provvedimento contro Serena Bortone, nonostante quanto denunciato dal sindacato Usigrai. In un comunicato, infatti, i giornalisti che aderiscono al sindacato Rai dichiarano che Roberto Sergio "da Amministratore delegato fustiga a colpi di procedimenti disciplinari chi, anche attraverso i social difende la propria libertà e professionalità da un sistema di controllo 'asfissiante' sul lavoro dei giornalisti della Rai". e aggiungono: "I provvedimenti annunciati sulla vicenda Scurati sono dunque arrivati ma alla persona sbagliata. Il procedimento disciplinare aperto contro Serena Bortone è inaccettabile. Anche basta".

Ma è lo stesso Roberto Sergio, chiamato in causa dal sindacato, a replicare, smentendo che esista un provvedimento disciplinare contro la giornalista e conduttrice di Rai 3: "Non è un provvedimento disciplinare ma una richiesta di chiarimenti e spiegazioni. E poi si potrà decidere quali azioni decidere. È una contestazione, non un provvedimento". Queste le parole dell'amministratore delegato in commissione di Vigilanza. In una nota, poi, la Rai ribadisce quanto già dichiarato da Sergio: "Come da prassi, nella contestazione si chiedono alla giornalista eventuali giustificazioni e chiarimenti".

Tuttavia, nonostante sussista una differenza netta e tangibile tra un provvedimento e una contestazione, dal Partito democratico sono immediatamente saliti sul treno trainato dall'Usigrai per muovere accuse alla Rai. I componenti democratici della commissione di vigilanza Rai accusano Sergio di "procedimento disciplinare" nei confronti della giornalista e questo, scondo loro, "definisce l'idea che la dirigenza dell'azienda ha del pluralismo informativo. Siamo di fronte ad un atto arrogante, minaccioso, intimidatorio". E citando motti che richiamano il Ventennio, sottintendendo assonanze che non hanno il coraggio di definire chiaramente, perché consapevoli di non essere credibili, proseguono: "Colpirne uno per educarne cento è il motto che anima questa maggioranza che vuole rendere l'azienda del servizio pubblico il megafono del governo".

In assenza di argomenti, ola sinistra continua a rifugiarsi nel fantasma del fascismo in vista delle prossime elezioni europee, esattamente com'è accaduto durante la campagna elettorale del 2022, che ha visto il Partito democratico di Enrico Letta infrangersi sulle preferenze di voto degli italiani. Ed Elluy Schlein, insieme ai suoi sodali, sembra imboccare la stessa strada.

Per anni la Rai è stata feudo inespugnabile della maggioranza di governo guidata dal Partito democratico, che ora sembra essere incapace di stare in minoranza, dentro e fuori il parlamento.

Commenti