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Musica, poesia, donne e avventure: la storia di Franco Califano diventa un film tv

Leo Gassmann, figlio e nipote d’arte, interpreta il cantautore romano: "Certo che ho pensato a mio nonno. Non c’era ruolo migliore per iniziare a fare l’attore"

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Il viso duro di chi si porta la vita addosso con tutte le sue ferite e tutti gli sbagli, eppure anche quel sorriso che rivelava un mondo interiore unico, da poeta. E poi la voce, un luogo sonoro dove la gente si ritrovava al caldo perché le parole delle canzoni vi trovavano il senso più vero. Chi ha conosciuto davvero Franco Califano sa bene quale straordinaria persona (e personaggio) fosse. Ci provano a raccontarlo gli autori Isabella Aguilar e Guido Iuculano, il regista Alessandro Angelini, Raiuno e, prima di tutti, il protagonista imprevisto e sorprendente Leo Gassmann – nipote e figlio d’arte, cantante e al suo esordio come attore - nel film tv Califano, atteso sul canale principe della Rai domenica 11 febbraio in prima serata.

Qualche grande amico di Califano, come l’inseparabile Antonello Mazzeo, suo batterista storico, e il produttore Alberto Laurenti che hanno vissuto spalla a spalla con l’artista romano per decenni, assicurano di sì, che l’operazione è riuscita e che «Franco da dove è ora direbbe che questa è la verità, e che Leo lo ha rispettato». Il regista Angelini aggiunge: «A dieci anni dalla scomparsa, il film cerca anche di dare una giusta collocazione all’artista, perché gli ultimi anni, tra parodie di Fiorello e partecipazioni ai reality show, ne avevano fatto smarrire la dimensione di poeta».

Il giovane Gassmann ha dovuto superare gli immancabili provini ma il suo essere già cantante (ha partecipato a due Festival di Sanremo, nel 2020 e nel 2022, vincendo nella prima occasione tra le Nuove Proposte) e romano erano una buona base da cui partire. A Sanremo, poi, Leo tornerà in questa edizione: «Non come cantante, ma per parlare di questo progetto. E non esiste occasione e luogo migliore per farlo». Per chi ha potuto vedere in anteprima il film (anche noi) Leo Gassmann è davvero sorprendente per come riesce a evocare («senza imitare, non avrei mai osato») Califano: nella voce, nelle interpretazioni musicali, nella gestualità. Lo dice il regista Angelini per lui: «Per spiegare la discrezione con cui Leo ha avvicinato il personaggio di Franco basti dire che la domenica prima delle riprese è andato ad Ardea a porre un fiore sulla sua tomba».

Ispirato all’autobiografia Senza manette (Mondadori) scritta dal cantautore romano insieme a Pierluigi Diaco (che però non ha partecipato alla realizzazione del film), Califano racconta la storia del vulcanico Franco dall’infanzia alla metà degli anni Ottanta, tra la fuga dal collegio a soli nove anni (fece 100 km a piedi e si presentò da suo padre) all’esordio come musicista, eccellente monologhista, poeta, autore di testi capolavoro come La musica è finita, Una ragione di più, Tutto il resto è noia, E la chiamano estate e, infine, cantante.

Da Roma, dove conosce la futura moglie Rita (Celeste Savino), da cui avrà una figlia, a Milano dove, grazie all’amico e collega Edoardo Vianello (interpretato da un ottimo Jacopo Dragonetti) entrerà nella scena musicale dalla porta principale, senza contare le donne importanti che incrociarono il suo percorso, da Ornella Vanoni (Valeria Bono, anche lei ottima) a Mita Medici (Angelina Cinquantini). Ma Califano è raccontato anche nel rapporto oscuro con personaggi della criminalità come Francis Turatello (Angelo Donato Colombo) e nelle esperienze dure della droga e del carcere. «Franco – afferma Leo Gassmann – era ispirato dal mondo femminile e da quello dell’amicizia virile. Il nostro privilegio di attori è stato quello di poter andare a sentire la versione di molte di queste persone. Come Mita Medici, che ci ha ospitato a casa».

La prima prova d’attore per il giovane Leo è di quelle importanti: «Per me è come un nuovo inizio in parallelo alla musica che non abbandonerò mai – spiega – Per diventare un Califano credibile ho dovuto allenarmi sei giorni su sette e perdere sei chili in tre settimane».


Impossibile, poi, non pensare alla propria storia familiare: «Certo che ho pensato a mio nonno, e sinceramente non poteva esserci un modo migliore di questo ruolo per cominciare a fare l’attore».

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