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Ue senza confini per i clandestini, il Cav non può andare a Bruxelles

Il Tar conferma il ritiro del passaporto: Berlusconi non può lasciare l’Italia anche se gli accordi di Schengen hanno trasformato l’Ue in una zona di libera circolazione per uomini e merci

Ue senza confini per i clandestini, il Cav non può andare a Bruxelles

Un Europa senza confini, dove merci e cittadini vanno e vengono come se fosse davvero un’unica grande nazione: questo è il continente del dopo-Schengen, l’accordo internazionale che ha fatto cadere le barriere e trasformato in ruderi i vecchi posti di controllo. Ma per Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale nel processo per i diritti tv, il Tar del Lazio ha stabilito che i confini tornino ad essere quelli di un’altra epoca, i confini della Repubblica Italiana. Da quelli, il Cavaliere non può uscire. Il ritiro del passaporto, disposto dalla questura di Roma dopo che la condanna era divenuta definitiva, è stato confermato dai giudici amministrativi. Se Berlusconi si azzardasse a mettere il naso a Montecarlo finirebbe in galera.

Il ricorso contro il provvedimento della questura era stato presentato dai legali dell’ex presidente del Consiglio sostenendo che il divieto di espatrio - misura assolutamente legittima e prevista dal codice penale - non può, nella realtà di oggi, impedire di varcare i confini italiani. Dopo gli accordi comunitari, i confini sono diventati quelli della Unione Europea, o almeno quelli del gruppo di paesi che aderiscono a Schengen e hanno rimosso le frontiere nazionali. In questa macronazione circolano senza controlli non solo gli uomini (galantuomini o no che siano) ma anche le merci. Ed è su questi confini, sostenevano i legali, che va «tarato» il divieto di espatrio per i condannati.

Niente da fare. Il Tar laziale ha motivato la sua decisione con argomentazioni di non facile lettura: «Norme tese a garantire l’effettività della pena appaiono chiaramente rientranti nei motivi di ordine pubblico in senso ampio, al quale principio sono improntati gli ordinamenti degli stati comunitari», si legge nella sentenza, e la questione quindi diventa strettamente connessa «ai tempi necessari per l’espiazione della pena, la quale è evidentemente collegata al comportamento tenuto dal cittadino comunitario e ritenuto in sede giudiziaria contrario alle norme di diritto penale». Come una gita di Berlusconi fuori porta possa mettere a rischio la «effettività della pena» secondo i legali di Berlusconi non è chiaro, visto che il Cavaliere potrebbe tranquillamente - se cercasse di darsi alla fuga - venire bloccato dalla polizia di qualunque stato membro. E anche per questo lo staff legale si prepara a impugnare davanti al Consiglio di Stato la sentenza del Tar.

Ma anche nel caso che il ricorso avesse successo, Berlusconi non potrà ugualmente lasciare l’Italia: la sentenza del tribunale di sorveglianza di Milano che gli ha concesso l’affidamento ai servizi sociali ha stabilito che non può uscire dai confini non solo nazionali, ma nemmeno della Regione Lombardia, senza una autorizzazione esplicita dei giudici.

Difficile da ottenere per gli spostamenti in Italia, quasi impossibile per quelli all’estero: Schengen o non Scenghen.

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