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Università, finisce l’era dei baroni Via ai nuovi concorsi senza trucchi

Il Cdm ha varato il decreto attuativo che fissa nuove regole di selezione e un bando nazionale per il reclutamento dei docenti in base al merito

Università, finisce l’era dei baroni  
Via ai nuovi concorsi senza trucchi

Roma - Ripartono i concorsi universitari con le nuove regole antibaroni. Nonostante la bufera «Ruby» che ha investito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il Consiglio dei ministri ha licenziato ieri il primo e urgentissimo decreto attuativo della riforma degli atenei firmata dal ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, e approvata prima di Natale dal Senato.
Nel provvedimento si fissano le nuove norme per il reclutamento dei docenti universitari. Norme che puntano a cancellare un passato fatto di concorsi truccati, cattedre universitarie ereditate dai parenti e atenei letteralmente invasi da mogli, figli, affini e collaterali dei professori in carica.

Oltre al via libera al decreto la Gelmini ha incassato pure il sì del governo alla nomina dei componenti del consiglio direttivo dell’Anvur, la nuova Agenzia di valutazione degli atenei. Con la riforma l’Anvur ha assunto un ruolo chiave perché dovrà valutare il lavoro delle singole università e degli enti di ricerca. Sulla base dei risultati raggiunti l’Anvur indicherà a quali atenei assegnare una quota in più del Fondo di finanziamento ordinario. Insomma stop ai finanziamenti a pioggia: chi lavorerà meglio e di più otterrà più soldi.

Sono sette i componenti del nuovo consiglio direttivo dell’Anvur e la loro nomina dovrà essere ufficializzata dal capo dello Stato dopo un passaggio nelle commissioni parlamentari competenti. I membri dell’Anvur sono: Luisa Ribolzi, professore ordinario di sociologia dell’educazione presso l’Università di Genova; Giuseppe Novelli, ordinario di genetica medica a Tor Vergata; l’economista della Sapienza Fiorella Kostoris; Sergio Benedetto, ordinario di Trasmissione dei dati al Politecnico di Torino; Massimo Castagnaro, professore di Anatomia patologica veterinaria a Padova; il fisico nucleare Stefano Fantoni; l’economista Andrea Bonaccorsi. Potranno restare in carica al massimo per 4 anni e per un solo mandato.
Come previsto dalla riforma il decreto attuativo approvato ieri dà il via all’abilitazione nazionale per i docenti universitari, finisce l’era dei concorsi locali. Soltanto attraverso l’abilitazione nazionale infatti si potrà essere iscritti all’unica lista di idonei alla quale le singole università dovranno fare riferimento quando bandiranno le procedure di selezione. Il concorso nazionale verrà indetto ogni anno a ottobre, si comincerà quindi nell’ottobre 2011, e l’abilitazione avrà durata quadriennale. Chi non riuscirà a ottenere l’abilitazione sarà escluso da tutte le procedure di abilitazione per il biennio successivo per la medesima fascia o quella superiore.

La commissione chiamata a valutare i candidati sarà composta da 5 membri, scelti per sorteggio in un elenco di 30 nomi già selezionati. Uno dei membri proverrà da un Paese Ocse. Ci vorranno 4 voti su 5 per ottenere l’abilitazione.

Soddisfatto Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, Cun. «Dal 2008 erano fermi sia i concorsi per progressione di carriera sia quelli per il reclutamento - dice Lenzi - Il nuovo sistema consentirà di selezionare i migliori».
Per completare il quadro del nuovo sistema di reclutamento il governo dovrà varare altri due decreti a breve.

Il primo per accorpare i settori concorsuali che passeranno da 370 a 190, il secondo per specificare per ciascuna area disciplinare i requisiti di qualificazione scientifica richiesti non soltanto ai candidati ma anche ai commissari giudicanti.

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