Università, la rivoluzione Gelmini: più fondi per gli atenei "virtuosi"

Il piano punta tutto sulla meritocrazia. E i centri di ricerca che non producono studi scientifici adeguati non la passeranno più liscia

Università, la rivoluzione Gelmini:  
più fondi per gli atenei "virtuosi"

Milano - Più che una riforma, una rivoluzione. Sul tavolo del consiglio dei Ministri arriva il «Piano Gelmini» per l'università. Parola d'ordine: meritocrazia. La linea di demarcazione rispetto all'attuale modello accademico è tracciata da una nuova ripartizione dei fondi ministeriali per sovvenzionare gli atenei: così il governo intende dire addio ai sovvenzionamenti «a pioggia» per fare largo all'assegnazione dei fondi solo alle università più «virtuose»; viceversa per quelle che chiuderanno i bilanci in rosso si prospetta il blocco dei finanziamenti ma anche delle assunzioni di nuovi docenti e ricercatori.

Tutte le novità contenute nel nuovo regolamento «per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca», ad iniziare dai 525 milioni di euro pari al 7% del cosiddetto «Fondo ordinario», si riconducono a una parola chiave: meritocrazia. Per determinare la graduatoria delle università migliori il Miur ha già reso noti i parametri di riferimento: la qualità dell'offerta formativa e i risultati dei processi formativi; la qualità della ricerca scientifica; la qualità, l'efficacia e l'efficienza delle sedi didattiche.

Determinante sarà lo «spessore» delle pubblicazioni realizzate da docenti e ricercatori, oltre che il livello delle lezioni svolte in aula: i due terzi del fondo ordinario saranno assegnati, non a caso, in base alla qualità della ricerca e un terzo in base alla qualità della didattica. Per chi non si adeguerà, limitandosi a svolgere didattica ed esami, scatterà il dimezzamento dello scatto biennale di stipendio e l'impossibilità di accedere a livelli di docenza superiori.

Per docenti e ricercatori diventerà indispensabile realizzare pubblicazioni, sotto forma di libri e articoli scientifici, il cui grado di qualità verrà comunque verificato ogni due anni da un'apposita Anagrafe nazionale (aggiornata con periodicità annuale da parte dello stesso Miur).

La produttività scientifica sarà determinante: «coloro che nel precedente triennio non abbiano effettuato pubblicazioni scientifiche (...) sono esclusi - si legge nel nuovo regolamento - dalla partecipazione alle commissioni di valutazione».

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