Politica

Vaticano e immigrazione: pensione "anticipata" per monsignor Marchetto

Il difensore a oltranza dei clandestini lascia l'incarico di segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti

Vaticano e immigrazione: 
pensione "anticipata" 
per monsignor Marchetto

L’arcivescovo Agostino Marchetto, il segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti che negli ultimi anni più volte ha alzato la voce contro il governo italiano per la sua politica sull’immigrazione, si è dimesso. E le sue dimissioni sono state immediatamente accettate da Benedetto XVI. La decisione di abbandonare l’incarico, da quanto apprende il Giornale, è stata presa spontaneamente dal prelato, intenzionato a dedicarsi allo studio della storia del Concilio Vaticano II, sulla quale ha già pubblicato un volume edito dalla Libreria Vaticana. Lo scorso 28 agosto monsignor Marchetto ha compiuto 70 anni e quel giorno è stata anche comunicata l’accettazione delle dimissioni.

Normalmente i vescovi segretari dei dicasteri vaticani rimangono nel loro incarico fino al compimento dei 75 anni, Marchetto però, in quanto nunzio apostolico, aveva il diritto di ritirarsi prima, com’è accaduto, avendo già maturato anche gli anni di servizio necessari alla pensione. La notizia non è stata pubblicata nel Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede – lo sarà probabilmente al momento della nomina del successore – ma non è un segreto.

Non ci sono state pressioni, dunque, anche se quanto accaduto nell’ultimo anno e mezzo deve aver in qualche modo pesato nella decisione del prelato vicentino. Come si ricorderà, più volte Marchetto aveva attaccato duramente i provvedimenti del governo in materia di immigrazione e sicurezza. Nel febbraio 2009 definì un’«abdicazione dello Stato di diritto» l’istituzione dei volontari a tutela della sicurezza nelle città, decisa per decreto dal governo Berlusconi. Parole che erano rimbalzate su tutti i media come un’aperta sconfessione del Vaticano nei confronti del provvedimento. Due giorni dopo, il portavoce vaticano aveva diffuso una dichiarazione dettata dalla Segreteria di Stato, che pur non nominando esplicitamente Marchetto, era direttamente collegata alle sue affermazioni e smentiva che quella rappresentasse la posizione della Santa Sede. Il Vaticano, spiegava padre Lombardi, «nei suoi organi rappresentativi, manifesta rispetto verso le autorità civili, che nella loro legittima autonomia hanno il diritto e il dovere di provvedere al bene comune».

Pochi mesi dopo, nel luglio 2009, Marchetto era tornato a criticare il decreto sicurezza, parlando di «criminalizzazione dei migranti». E dalla Segreteria di Stato era arrivata una seconda presa di distanze, questa volta nominale. «Il Vaticano – aveva detto padre Lombardi – come tale non ha detto niente sul decreto sicurezza approvato dal governo italiano. Ha parlato monsignor Marchetto, ma non mi consta che il Vaticano in quanto tale abbia preso posizione». Come dire: il prelato ha espresso una posizione personale.

L’arcivescovo la scorsa settimana, intervistato dall’agenzia francese I-Media, aveva criticato la politica delle espulsioni del Sarkozy e una sua frase, tradotta male da un’agenzia italiana, era stata rilanciata attribuendogli erroneamente un paragone tra l’Olocausto e l’espulsione dei rom.

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