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«Ve la spiego io la parentopoli in Piemonte»

A metterli tutti in fila viene da domandarsi a casa chi c’è rimasto. I fratelli del consigliere, la figlia del capogruppo, la moglie dell’assessore, la sorella della deputata. Sono tutti qui, in Regione Piemonte. Il dossier parentopoli è corposo e punta dritto contro Roberto Cota, il primo governatore leghista del Piemonte, all’urlo di: questo è, se vi pare, il Carroccio, altro che Roma ladrona.
E hai voglia a passare al contrattacco, come ha fato ieri Cota con una lettera pubblicata anche su facebook e sul suo sito, parlando di «inaccettabile strumentalizzazione». Perché se è vero che, come spiega Cota, il presidente della giunta non ha poteri sulle assunzioni del consiglio, è anche vero che gli schizzi di fango sono arrivati anche lassù ai piani alti, nel suo ufficio. Se chiedi lumi al suo staff ricevi una risposta scocciata: «Guardatevelo bene il dossier». E sia, tocca leggersi le carte, nomi, curricula e contratti. Fra i collaboratori di Cota ha fatto scandalo Michela Carossa perché è figlia di Mario, capogruppo leghista in consiglio. Potenza di questa abitudine meravigliosa ma a doppio taglio di impegnare tutta la famiglia nella militanza, replica alle critiche il papà: «Michela ha lavorato gratis per tre anni al gruppo in Comune e ora il presidente ha deciso di premiarla». Tanto più che lei, maglietta verde fra i tavoli delle feste leghiste e tailleur per curare le comunicazioni del presidente, è militante dal 2006, ben prima che suo padre diventasse capogruppo alle scorse elezioni, e da libera professionista è stata responsabile delle risorse umane in una società nazionale di consulenza e formazione. Avvelenata sembra pure la polpetta di Giuseppe Cortese e Isabella Arnoldi. Sono marito e moglie e lavorano entrambi in giunta, ohibò. Poi però vai a guardare e scopri che lui, giornalista, già direttore del settimanale Tribuna Novarese, lavora con Cota dal 2000, prima alla presidenza del consiglio Regionale, poi alla Camera, ora in Regione come capo segreteria. Lei, giornalista a sua volta, lavora con l’assessore Massimo Giordano come responsabile della comunicazione dal primo giorno della sua elezione come sindaco di Novara, correva l’anno 2001.
Per non parlare di Paola Ambrogio: moglie dell’assessore all’Ambiente Roberto Ravello, è segretaria del collega ai Trasporti William Casoni. Già. Peccato che la signora sia assunta, dopo aver vinto un concorso, dal 2005, e lavori in Regione da 12 anni, cioè da prima di conoscere il marito. «In giunta non ci sono parenti assunti - spiega Cota -. Quanto al mio staff, per legge ho avuto la possibilità di scegliere un gruppo di collaboratori esterni che ho selezionato in base al rapporto fiduciario e alla loro capacità professionale e che peraltro lavoravano per me in precedenza, alcuni da oltre dieci anni, ma neppure un parente alla lontana». Il che non significa, avverte, che in consiglio non ci siano «situazioni veramente inopportune».
Scartabellando: Maurizio Lupi dei Verdi Verdi, solo omonimo del deputato Pdl, s’è portato tutta la famiglia: la moglie Lorella Bressa, la figlia Sara e i fratelli Alberto e Alessandro. Michele Giovane dei Pensionati conta fra i collaboratori la sorella Sabrina. Francesco Toselli del Pdl ha piazzato la sorella Maria Cristina, la collega Rosanna Costa si fa assistere dalla figlia Daniela Rasello, la deputata e presidente della Provincia di Asti Maria Teresa Armosino ha mandato al gruppo la sorella Giovanna. Tutti contratti, spiega Cota, su cui il presidente della giunta non ha potere. Di qui la lettera al presidente dell’Assemblea Valerio Cattaneo con l’invito «a varare direttive precise per evitare che in futuro il comportamento di alcuni possa infangare ingiustamente la Regione Piemonte». Insieme ai dossier avvelenati di chi fa di ogni erba un fascio, certo.
Guardare il pulpito per credere. A firmare la «denuncia» contro Cota è Roberto Placido, Pd, che fa il vicepresidente del consiglio e lo faceva pure prima, quando alla guida della giunta c’era Mercedes Bresso. A quei tempi, Graziella Valloggia di Sinistra per l’Unione fece assumere il marito; il capogruppo dei Moderati Giuliano Manolino la figlia. E Paolo Cattaneo della Margherita, nipote di quell’Oscar Luigi Scalfaro, scelse come portavoce una pimpante settantenne, sua sorella.

Placido però tacque.

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