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Il vento del deserto nemico micidiale degli elicotteristi

Il vento del deserto nemico micidiale degli elicotteristi

Andrea Nativi

Un incidente causato dalle condizioni meteo proibitive, questa la spiegazione più probabile per il disastro costato la vita a quattro soldati dell'Esercito. Di per se infatti un volo di trasferimento dalla base di Tallil, dove ha sede il 6° Roa, il reparto dell'Aeronautica in cui sono inquadrati anche gli elicotteri dell'Aviazione dell'Esercito, 4 Ab-412 e 3 A-129 Mangusta, fino all'aeroporto di Kuwait City è una missione di routine e basso rischio. Non è una missione di sorveglianza, ricognizione, attacco o trasporto in teatro, nella quale, tra l'altro, per quanto possibile, si impiega una coppia di velivoli, che si coprono a vicenda. E in buona parte della rotta si vola sul territorio kuwaitiano. Questo è uno degli elementi che ha portato subito a ritenere poco probabile l'ipotesi di un attacco da parte di forze della guerriglia.
Il volo poi avveniva di notte e in genere queste missioni si svolgono a media ad alta quota. Le armi leggere individuali dei guerriglieri non sono idonee a ingaggiare un bersaglio che vola a discreta velocità, in quota, poco o punto illuminato. Già è difficile riuscirci di giorno, figuriamoci con visibilità ridotta o nulla. Anche l'impiego di missile terra-aria portati a spalla è problematico, perché i modelli a disposizione della guerriglia sono essenzialmente impiegabili di giorno. E in ogni caso gli elicotteri sono anche dotati di un sistema di autoprotezione.
Un'altra ipotesi, quella del cedimento meccanico, non può essere esclusa, ma è poco verosimile, perché l'elicottero in questione, l'Ab-412 Esc-5 è una macchina moderna, affidabile, bimotore, relativamente recente: l'Esercito ne ha acquistati 25 esemplari a partire dal 1987 e li ha anche assegnati ai reparti operazioni speciali. Può portare fino a 15 uomini a una velocità massima di 250 km/h e ha una autonomia massima di oltre 400 km. È molto apprezzato e utilizzato per una molteplicità di ruoli, dal trasporto d'assalto alla evacuazione medica. E anche in caso di avaria ci sarebbe stato tempo per contattare il comando.
L'imputato numero uno è quindi la tempesta di sabbia che imperversava nella zona dove volava il nostro elicottero al rientro da Kuwait City, a missione compiuta. Se è possibile è meglio che gli elicotteri le evitino, aggirandole, salendo di quota o tornando alla base. Le tempeste di sabbia sono probabilmente la causa di un altro incidente, che ha visto coinvolto un elicottero iracheno (sono tre gli elicotteri perduti in una settimana dalle forze di coalizione, uno sicuramente abbattuto, un Oh-58 statunitense da ricognizione) e non sono infrequenti in Irak. Durante Desert storm 1991 e anche Iraqi freedom nel 2003 le forze della coalizione sono state costrette a cancellare centinaia di missioni, quando non a mettere a terra elicotteri ed aerei.

A causa del vento e della pessima visibilità, del disorientamento, si sono verificati molteplici incidenti Cfit (Controlled flight into terrain), con velivoli che hanno impattato il terreno senza che gli equipaggi se ne rendessero conto.

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