Politica

Verona mette un «fascista» all’istituto della Resistenza

da Verona

Dalle cronache locali è arrivato dritto in Parlamento, il caso di Andrea Miglioranzi, 35 anni, capogruppo della lista Tosi in consiglio comunale (il più votato), che, da ex militante di Fiamma Tricolore, è stato nominato, assieme a Lucia Cametti di An, rappresentante della maggioranza all’istituto per la storia della Resistenza di Verona.
Ci mancava questa, ad alimentare le già tante proteste del centrosinistra, che da quando c’è un sindaco leghista, quel Flavio Tosi che ha vinto con il 70 per cento dei voti, non perde occasione per stigmatizzare l’atteggiamento della giunta, persino sulla pretesa di far rispettare le leggi.
Il caso stavolta è scoppiato sulla nomina del giovane, condannato per violazione della legge Mancino (botte tra camerati e compagni molti anni fa), di cui si possono non condividere le idee, ma cui va riconosciuta assoluta coerenza: da anni ribadisce il suo essere «fascista», senza mai farne mistero. «Non sono un nostalgico - dice Miglioranzi -. Essere fascista per me significa avere un patrimonio etico e culturale con cui coniugare tradizione e valori sociali. Anche oggi ho incontrato i capigruppo degli altri partiti che mi hanno espresso solidarietà. Non sono uno che si nasconde: chi mi ha votato sa come la penso, basta esaminare i voti. Hanno scelto me, per come sono io. Ed è a queste persone che io rendo conto». E aggiunge: «Dico cose scomode, che magari adesso che ho un ruolo istituzionale sono ancora più scomode. Leggo Antonio Serena, ma anche Gianpaolo Pansa. Credo che la mia nomina non sia una provocazione, ma un’occasione per far emergere la verità. Non amo parlare di revisionismo, questa parola ha assunto connotazione negativa. Mi piace parlare di verità, questo sì. La storia è stata scritta dai vincitori, lo sappiamo tutti. Non capisco questa levata di scudi. Tra l’altro non è che questa assemblea abbia un gran daffare, visto che si riunisce una volta all’anno. Io comunque sono pronto a dialogare con chiunque, come ho sempre fatto».
Raul Adami, presidente provinciale dell’Anpi, non ritiene un problema la partecipazione di Miglioranzi all’assemblea. Ma se l’ex partigiano rivendica che la Resistenza servì per dare libertà di espressione anche a chi la pensa in modo diverso, c’è chi alla questione di principio non rinuncia. Come Edoardo Faccioli, presidente provinciale del Corpo volontari della libertà, partigiani cattolici, che definisce la nomina «più che una provocazione, revanscismo». E come Mauro de Robertis, Sdi, secondo il quale in questo modo «si sporca l’istituto».
Contraria anche la deputata di Rifondazione comunista Tiziana Valpiana, componente del direttivo dell’istituto, che parla di «sfida a una città medaglia d’oro per la Resistenza». Il circolo Pink che unisce gli anarchici e la sinistra più radicale si chiede poi «se non vi sia l’estremo per la denuncia di apologia di fascismo».
Alle polemiche ieri ha risposto il sindaco Tosi, cercando di smorzare i toni, ma non senza una punta critica: «Le nomine, come risulta dal verbale della seduta, non hanno suscitato alcun dibattito né scandalo da parte della minoranza comunale». Le polemiche successive «dimostrano purtroppo che settori legati alla minoranza vogliono dare a queste nomine un significato del tutto estraneo alle intenzioni della maggioranza.

I due consiglieri nominati hanno idee politiche magari diverse, ma sono persone preparate, e possono portare un confronto positivo, non per riscrivere la storia, ma per approfondire alcuni aspetti sui quali finora c’è stata minore sensibilità».

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