Cultura e Spettacoli

Vespa colpevole di fare (bene) il giornalista

La puntata di Porta a Porta con i signori Casamonica ha suscitato un polverone immenso e tante inutili polemiche

Vera e Vittorino Casamonica ospiti di Bruno Vespa
Vera e Vittorino Casamonica ospiti di Bruno Vespa

Su Bruno Vespa, «colpevole» di essere un giornalista bravo e di avere intervistato due figli incensurati di Vittorio Casamonica, è già stato scritto tutto il male possibile e si capisce perché. Il signor decano sta sulle balle ai colleghi (e a certi politici che sono addirittura peggiori dei pennini) per un motivo piccino: piace al pubblico che lo segue fedelmente da alcuni secoli, apprezzandone il lavoro mai sgangherato. Il successo rende antipatico chi ce l'ha agli occhi di chi lo cerca disperatamente e invano.

Vespa non è un duro, ma dura: la sua creatura, Porta a porta, ha compiuto vent'anni e non accenna a sfiorire, anzi, ogni anno si arricchisce di qualche petalo, rinnovandosi quel tanto che basta per «catturare» telespettatori. Cosicché, il principe dei conduttori, nonostante gli sgambetti che gli fanno in Rai, e non solo, resiste. Difficile abbatterlo perché dalla sua ci sono risultati lusinghieri, e sui numeri non c'è da discutere. Vespa è un finto conservatore: cambia poco, ma cambia sempre e riesce a rimanere aderente alla realtà, che muta in continuazione e, nel giro di pochi anni, mette fuori gioco coloro che in tv si affezionano a formule rigide. Il suo spirito di adattamento è evidente. Egli ha capito che la politica ha disgustato la gente e ne somministra poca, privilegiando la cronaca, bianca e nera, e il costume. In pratica, racconta la vita degli altri e lo fa con abilità, suscitando l'interesse generale. Una prova di ciò si è avuta recentemente. A Porta a porta è stato invitato Matteo Renzi, uno che fino ad alcuni mesi fa spopolava sul video, incrementando gli ascolti in misura notevole. Forse, a causa di un eccesso di comparsate, il premier però ha stancato, non attira più quanto in passato. In effetti, il suo ultimo intervento è stato deludente sotto il profilo dell'audience. Non si è registrato un crollo dello share, ma quasi. Mentre nella puntata successiva, la trasmissione ha avuto un picco spaventoso. Perché? L'astuto Bruno ha portato in studio i signori Casamonica che hanno scatenato la curiosità di una grande folla. Ovvio, i funerali del vecchio capobastone sono stati talmente clamorosi, nella loro burinaggine, da essere diventati il simbolo del potere mafioso in contrapposizione all'inettitudine che caratterizza le istituzioni. Uno sberleffo allo Stato e alla Città eterna. Tutto questo, amplificato dal teleschermo ha provocato un pandemonio senza precedenti. I censori del pronto soccorso governativo non si sono scagliati contro chi ha lasciato che il capostipite dei Casamonica spadroneggiasse da decenni a Roma, bensì contro colui il quale, Vespa, ne ha intervistato i figli allo scopo di scoprire come mai il clan malavitoso sia stato in grado di delinquere in ogni campo, evitando di essere ostacolato dagli apparati di sicurezza. Vittorio infatti, pur essendo stato riconosciuto boss a tutti gli effetti, cioè uno che campava e si arricchiva illegalmente, è morto a piede libero. Riassumendo. Invece di colpire gli uomini che hanno trascurato di assicurare alla giustizia il mafioso, gli opinionisti nostrani e i loro referenti seduti sulle poltrone del Palazzo, hanno massacrato con critiche feroci il giornalista, reo di aver trattato il problema davanti alle telecamere. Assurdo e ridicolo. Bruno calpestato perché ha fatto il proprio mestiere, gli investigatori assolti perché non hanno saputo fare il loro; gli hanno imputato di avere dato voce agli eredi di un mammasantissima. Assurdo e ridicolo.

In tv è stato dato risalto - giustamente - ad assassini, brigatisti, terroristi, esponenti di grido della criminalità organizzata, banditi di ogni sorta, e nessuno ha mai fiatato. Vespa ha interrogato due incensurati ed è stato linciato. Se questa è equanimità, io sono Bergoglio. Qui serve un difensore e mi appello a Michele Santoro. Se ha coraggio..

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