Roma

Viaggio a Villa Borghese tra restauri fantasma e transenne invalicabili

Per il sindaco Veltroni, «Villa Borghese è il parco culturale più grande del mondo, ora che - sottolinea il primo cittadino della capitale - tutti gli edifici, fino a dieci anni fa abbandonati sono stati restaurati». Ma «il cuore della città», per usare di nuovo le parole del sindaco, presenta ancora edifici ed aree abbandonati o in degrado (come il Galoppatoio e il monumentale Serbatoio dell’Acqua Marcia nel Parco dei Daini). O ancora circondati da cantieri, come la Casina del Lago.
Sul sito ufficiale del parco (www.villaborghese.it) si legge che il piccolo chalet degli Anni Venti, sul viale dell’Aranciera, «mantiene l’originaria destinazione d’uso di caffè» e la foto lo mostra regolarmente aperto. In realtà, la Casina del Lago è chiusa dal 20 ottobre del 2005, da quando, cioè, il Comune ne è rientrato in possesso, non avendo rinnovato la concessione all’ultimo gestore. Il grazioso chalet è circondato da cumuli di vecchi infissi, calcinacci, secchi vuoti. Ma, sulla recinzione, nessuna indicazione sulla natura, il costo ed i tempi dei lavori.
Tra gli 89 siti indicati da Walter Veltroni da visitare a Villa Borghese (per il cui restauro sono stati investiti - lo ricordiamo - 20 milioni di euro, tra il 1997 e il 2004) anche il Galoppatoio e il Parco dei Daini. Il primo, in realtà, è chiuso dalle transenne. Assolutamente impossibile accedervi. «Il Galoppatoio è stato dato in gestione a una società - racconta un sorvegliante di colore -. Dentro c’è un locale, ma è stato posto sotto sequestro giudiziario dalla polizia municipale. Di più non posso dire».
Il maneggio è chiuso dal luglio del 2004. Il Comune reclamava un miliardo di vecchie lire di affitto arretrato, dal precedente gestore. Dove cavalcavano le giovani amazzoni della nobiltà e della buona borghesia romane, crescono erbe infestanti tra staccionate cadenti. Le piccole tribune in legno marciscono. Quelle in metallo e plastica sono invase dai rovi. Le scuderie sono in abbandono, con le porte sfondate, circondate da cumuli di materiali plastici e tavole.
A pochi metri, dirimpetto ai giochi per i bambini, le strutture abbandonate dell’ «Ottavo colle, aerostato osservatorio di Roma», che da anni effettuava ascensioni nel cielo del centro storico. L’area circostante la piattaforma di ancoraggio della mongolfiera è completamente ricoperta dalle piante infestanti. Le ascensioni, sospese nel 2005 per la pausa invernale, non sono più riprese, anche per l’opposizione del Comune a far innalzare da una villa storica e quindi sottoposta a tutela dal Testo unico per i Beni culturali, una mongolfiera con dei marchi pubblicitari. E l’antistante prefabbricato del bar «8-Art café» (la cui autorizzazione sanitaria è scaduta lo scorso 30 giugno 2005), saccheggiato dai senzatetto che bivaccano nell’area, è in completo abbandono.
Ma il degrado del «parco dei musei» tocca il fondo nel porticato del Serbatoio Monumentale dell’Acqua Marcia, costruzione neobarocca degli Anni Venti, opera dell’architetto Raffaele De Vico: escrementi, resti di fuochi, cartoni usati come materassi, cenci.
L’adiacente e coeva «fontana del Sileno», un tempo sito di riproduzione del raro «rospo smeraldino», a lungo utilizzata dai senzatetto per lavarsi, è ora a secco.

Nella grande vasca, tappezzata di cartoni e immondizia, giocano i bambini.

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