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Se "Repubblica" ignora i guai giudiziari dell'editore

Il quotidiano di De Benedetti non dedica spazio all'inchiesta per disastro ambientale della Tirreno Power partecipata da Sorgenia del gruppo Cir. Il giornale però insiste contro l'Ilva

Se "Repubblica" ignora i guai giudiziari dell'editore

Leggi il testo della sentenza del Tribunale di Milano n 8289/2017 che ha giudicato diffamatorio il presente articolo

Repubblica martella da mesi sull'Ilva di Taranto, dove un «capitalismo irresponsabile» provoca un numero abnorme di morti per cancro. Massacra un giorno sì e l'altro pure la famiglia Berlusconi e le sue aziende facendo da grancassa alle iniziative della magistratura. Pubblica fiumi di verbali e intercettazioni, anche quelle da distruggere, e si erge a difensore della trasparenza quando il legislatore tenta di porre un argine di decenza. Nulla di tutto ciò per un altro caso che coinvolge la magistratura che indaga e un importante gruppo imprenditoriale accusato di inquinare. Succede a Vado Ligure, alle porte di Savona, per una centrale elettrica a carbone che, secondo i periti della procura savonese, farebbe impennare la mortalità per cancro nella popolazione. La società di gestione si chiama Tirreno Power e rientra nella galassia degli interessi economici della famiglia De Benedetti, gli editori di Espresso e Repubblica. Ma i lettori del quotidiano sono all'oscuro di queste inchieste. Dieci persone sono state iscritte nel registro degli indagati: sul giornale dei De Benedetti manco una breve, né sul fascicolo nazionale né sull'edizione ligure. Silenzio di tomba.

I magistrati di Savona non meritano i riflettori che Repubblica accende per le toghe di Milano o di Taranto. Essi si muovono con meno clamore, non fanno arresti e sequestri eclatanti, sono molto prudenti, tant'è vero che i primi indagati sono stati iscritti soltanto due anni dopo l'apertura del fascicolo, che inizialmente era contro ignoti. E i loro nomi sono coperti dal totale riserbo. Repubblica, che ogni giorno, per mesi, ha pubblicato le famose dieci domande sulle faccende private di Berlusconi, dovrebbe rispondere a un interrogativo, uno solo: perché il silenzio sui morti di Vado Ligure? La risposta è scontata. Due sono gli azionisti (al 50 per cento) della società che gestisce la centrale: la multinazionale francese Gdf Suez ed Energia Italiana Spa, una cordata di tre società. Esse sono Sorgenia del gruppo Cir (78 per cento) e le multiutility Hera e Iren con l'11 per cento ciascuna. In sostanza, Sorgenia/Cir controlla il 39 per cento di Tirreno Power.

Lo scorso marzo Carlo De Benedetti ha ceduto ai tre figli le azioni della cassaforte di famiglia. I suoi legali precisano che «non risponde al vero descrivere Cir come holding che fa capo all'ingegner Carlo De Benedetti». Tuttavia l'Ingegnere è tuttora presidente onorario e consigliere della Cir, partecipa assiduamente alle riunioni del cda e incassa lauti emolumenti (546mila euro nel 2012). «La centrale di Vado Ligure non è affatto dei De Benedetti né di Cir spa che non è tra i maggiori azionisti di Tirreno Power e non ha, né ha mai avuto, alcuna responsabilità in merito alla gestione della centrale», ha specificato ieri l'avvocato Elisabetta Rubini. Prendiamo atto. Ma nel 2002, quando Sorgenia acquisì Tirreno Power - e quindi anche la centrale di Vado Ligure - dall'Enel, proprio Repubblica attribuiva il successo dell'operazione alla «cordata messa a punto dalla Cir» e in particolare «ai rapporti personali tra Carlo De Benedetti e Gerard Mestrallet, numero uno della Suez». Sull'Ilva fuoco e fiamme, una pesantissima campagna mediatica che finisce per condannare in via preventiva la famiglia Riva. Sulla Tirreno Power all'entusiasmo di dieci anni fa è subentrato il silenzio. D'improvviso il giornale della famiglia De Benedetti si scopre garantista.

Come sui tram, anche a Repubblica è vietato disturbare il manovratore.

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