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Padova, parentopoli all'università Quel posto previsto 18 mesi fa

Già nel 2008 un membro del corpo accademico indovinò in largo anticipo che il fonico sarebbe entrato in organico. La replica del prof: "Procedura corretta"

Padova, parentopoli all'università 
Quel posto previsto 18 mesi fa

Padova - «Non sono un veggente». È scritto così nella mail pubblicata ieri dal Giornale che ha riaperto la «parentopoli» nell’università di Padova svelando con un mese d’anticipo che un concorso bandito dall’università di Padova era tagliato su misura per il figlio dell’ex rettore, come un abito di sartoria. Ma negli austeri corridoi dell’ateneo dove insegnò anche Galileo Galilei i veggenti ci sono, eccome. E la persona apparsa nella sfera di cristallo è sempre la stessa: Federico Milanesi, rampollo dell’ultimo «magnifico» del Bo.

Accadde un anno e mezzo fa, nel luglio 2008. Allora come oggi, qualcuno aveva previsto che il giovane fonico avrebbe presto trovato un posto nell’organico di ateneo. Il veggente non era un disoccupato anonimo frustrato dal potere delle baronie, ma un membro del corpo accademico patavino. Le cose andarono così. L’Ordine dei giornalisti collaborava con l’università di Padova (il rettore allora era Vincenzo Milanesi, padre di Federico) per un Master in comunicazione. Nel maggio 2008 erano emersi «elementi ostativi» che avrebbero pregiudicato ulteriori collaborazioni. Ma a luglio una seconda verifica cancellò ogni remora.

La nuova convenzione prevedeva, tra l’altro, la nomina di tre «tutor» per i laboratori radiotelevisivi: l’Ordine indicò Silvia Menetto, giornalista di Radio24, e Virgilio Boccardi, storica firma Rai in pensione, mentre l’ateneo segnalò il giovane Federico Milanesi come tecnico fonico a 12 ore settimanali. Il figlio del rettore in carica. Fatalità, nel giro di poche settimane è proprio lui a vincere il concorso bandito dal Bo e a prendere servizio l’1 dicembre 2008 con un contratto a termine di due anni.

Il professor Ivano Paccagnella, direttore del Master, spiegò così al Gazzettino l’arcano: «Dovevamo dimostrare di avere una professionalità capace di far funzionare la nuova cabina fonica. L’unica persona che in quel momento conoscevo era proprio il giovane Milanesi che aveva dato all’ateneo consulenza gratuita per scegliere la strumentazione». Ecco come si fa carriera nelle università italiane: basta essere figli del rettore e fornire consigli gratis. «Con il senno di poi - aggiunse Paccagnella - posso dire di aver commesso un macroscopico errore. Ma tutto è stato fatto in buona fede».
La procura aprì un fascicolo sulla faccenda, archiviato in breve. Ma lo scandalo fu grande. Il direttore dei laboratori del Master diede le dimissioni per protesta. L’Ordine dei giornalisti tolse l’appoggio. Milanesi jr ottenne un altro incarico: egli infatti approdò a Radio Bue, l’emittente del Bo (il bue in dialetto veneto) che pochi mesi prima aveva cominciato a trasmettere musica, interviste e lezioni. Ad accogliere il giovane fonico fu il responsabile del progetto radiofonico nonché supervisore delle pubbliche relazioni dell’ateneo. Cioè il professor Gianni Riccamboni, preside di Scienze politiche e soprattutto uno dei pro-rettori di Milanesi, suo collaboratore tra i più stretti e fidati.

Nel Servizio relazioni pubbliche il magnifico rampollo trovò ottima compagnia. Trovò Silvia Riccamboni, figlia del professor Gianni. E anche Luisa Mazzarolli, figlia di Leopoldo Mazzarolli, famoso giurista nonché docente di diritto pubblico comunitario a Padova. Prima di essere sistemata alle relazioni pubbliche, Luisa aveva ottenuto un contratto a tempo determinato al Servizio cerimoniale di ateneo. Prima un’assunzione a tempo, poi quella definitiva: lo stesso «cursus honorum» accomuna i discendenti degli accademici padovani che fanno carriera nell’università.

L’elenco di «figli di» negli illustri organici padovani è sterminato. Padri che dirigono scuole di specializzazione dove i figli si perfezionano e si piazzano a vita; cattedre trasferite per diritto ereditario; intrecci familiari che si ramificano da una facoltà all'altra. Dinastie come gli Ortolani, i Cortelazzo, gli Opocher, i Tiengo, i Babighian, i Patrassi, i Cagol, i Pietrobon e decine di altri. A questo elenco ora si aggiunge la schiatta dei Milanesi. Le ambizioni politiche di Vincenzo sono di vecchia data: fece di tutto per ottenere una proroga all’ateneo; quando la prospettiva sfumò, si disse che avrebbe corso per la poltrona di sindaco se il Pd avesse scaricato Zanonato. Si parlò di lui come possibile eurodeputato.

Alla fine il «magnifico» è rimasto appunto un «semplice docente» ma con parecchia voce in capitolo. Il suo successore, infatti, è Giuseppe Zaccaria. Che era il pro-rettore vicario.

Sua figlia ottenne un dottorato-sprint all’università di Palermo senza neppure spostarsi dalla città del Santo perché il corso di studi era organizzato in consorzio con l’università di Padova.

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