Politica

"Onestà, onestà" e tangenti sullo stadio. Arrestato a Roma l'uomo di Grillo

Nove in custodia, 27 indagati. Funzionari, politici e il costruttore Parnasi che li corrompeva Coinvolti tutti i partiti, ma il fulcro è il manager Lanzalone, inviato nella Capitale dai vertici M5s

"Onestà, onestà" e tangenti sullo stadio. Arrestato a Roma l'uomo di Grillo

Roma - Neanche hanno cominciato a costruirlo ed è già sotto inchiesta e a questo punto chissà se si realizzerà mai. Nove persone tra politici e imprenditori sono state arrestate e 27 indagate per il progetto dello stadio della As Roma a Tor di Valle. Il procuratore aggiunto della capitale Paolo Ielo, che ha coordinato l'indagine dei carabinieri, ha parlato di «corruzione sistemica». Soltanto due giorni fa la sindaca M5s Virginia Raggi assicurava su Twitter che lo stadio era «sempre più vicino», ieri è crollato il castello di carte grillino su un progetto ereditato dalla precedente amministrazione e licenziato lo scorso febbraio dopo un taglio del 50 per cento delle cubature rispetto a quello iniziale.

La giunta pentastellata non ne esce bene. Proprio loro che gridavano «onestà, onestà» si ritrovano tra gli arrestati Luca Lanzalone, presidente di Acea e personaggio centrale dello schema di potere del Movimento, che ha seguito in veste di consulente per i Cinque Stelle (gratis, in teoria) il dossier sullo stadio. Lanzalone, mediatore nella trattativa tra il Campidoglio e la Eurnova di Luca Parnasi, difeso nell'inchiesta dagli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, che nel febbraio del 2017 ha portato alla modifica del primo progetto, avrebbe ricevuto dall'imprenditore promesse di consulenze per il suo studio legale per 100mila euro oltre all'interessamento nella ricerca di una casa e di uno studio nella capitale. In carcere, oltre a Parnasi, sono finiti cinque dei suoi collaboratori: Luca Caporilli, Simone Contasta, Naboor Zaffiri, Gianluca Talone e Gianluca Mangosi. Domiciliari, invece, per Lanzalone, per il vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Adriano Palozzi, e per l'ex assessore regionale del Pd, Michele Civita. La Procura ipotizza una rete di corruzione trasversale che tocca Campidoglio, Regione Lazio, esponenti locali di spicco di Pd, M5s e Forza Italia. Del resto Parnasi intercettato diceva chiaramente che avrebbe speso «qualche soldo sulle elezioni» perché era un investimento importante («Ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro»). Nell'ordinanza di custodia cautelare il gip scrive che il suo gruppo imprenditoriale «ha fatto del metodo corruttivo verso esponenti istituzionali, appartenenti alla politica e alla burocrazia un significativo asset d'impresa».

I reati ipotizzati sono quelli di associazione a delinquere, corruzione, traffico di influenze, fatture false per operazioni inesistenti, finanziamenti illeciti. Nell'inchiesta ci sono anche molti indagati eccellenti, tra i quali il capogruppo M5s in Campidoglio Paolo Ferrara che all'inizio del 2017 aveva partecipato alla trattativa con il gruppo Parnasi per la modifica del primo progetto e al quale sarebbe stato promesso un progetto di restyling del lungomare di Ostia, il territorio dal quale proviene. Ieri Ferrara si è dichiarato estraneo alla vicenda e si è autosospeso dal Movimento. Sotto indagine anche il capogruppo di Forza Italia in Campidoglio Davide Bordoni che, come risulterebbe da un'intercettazione, avrebbe ricevuto promesse di somme in contanti non quantificate, e il presidente dell'Ordine degli avvocati di Roma Mauro Vaglio. Tra i vari finanziamenti assicurati da Parnasi ad alcuni soggetti - alcuni illeciti, altri deliberati dalla società e iscritti a bilancio e altri ancora al vaglio degli inquirenti - ce n'è anche uno per l'associazione «Più voci» considerata vicina alla Lega alla quale l'imprenditore avrebbe devoluto 250mila euro tramite una sua società. Dall'inchiesta emergerebbe un nuovo tipo di tangente, non in soldi contanti, ma costituita da promesse di assunzioni o consulenze. All'ex assessore regionale Pd Civita, per esempio, Parnasi aveva promesso l'assunzione del figlio in una delle sue società. Al forzista Palozzi, invece, sarebbe stata erogata una fattura per operazioni inesistenti pari a 25mila euro.

L'annuncio del pm Ielo ieri in procura è stato interrotto da uno strano incidente: una finta giornalista si è infiltrata ed è stata interrogata.

Commenti