La preghiera, l'imam, il jihad: l'università di Torino trasformata in moschea

Negli spazi occupati delle facoltà umanistiche dell'università di Torino è andata in scena la preghiera musulmana del venerdì con l'imam cittadino

La preghiera, l'imam, il jihad: l'università di Torino trasformata in moschea
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L'inno alla jihad e la preghiera islamica nell'università trasformata in una moschea. Questo è quello che è successo all'università di Torino, a Palazzo Nuovo sede delle facoltà umanistiche, dove per quasi un'ora l'imam Brahim Bayaha potuto predicare indisturbato davanti a qualche decina di studenti in uno spazio occupato della struttura. Grande la preoccupazione del rettore e dei professori, che temono possano esserci gli estremi del proselitismo, come spiegano in una lettera inviata al ministro Anna Maria Bernini.

Il rettore Stefano Genua, da giorni sotto attacco da parte degli studenti perché non ottempera alle loro richieste, è stato raggiunto da una telefonata del ministro in cui lo stesso ha chiesto spiegazioni, ricordando la laicità delle università italiane. "Il fatto è avvenuto in situazione di occupazione da parte di studenti, i quali impediscono da giorni l’accesso a docenti e personale universitario; quindi sotto la piena responsabilità degli occupanti", ha spiegato il rettore. Nella loro lettera, i docenti denunciano che "è stato recitato un sermone in cui si inneggia alla Jihad anche in Italia".

La preoccupazione dei docenti nella lettera inviata al Mur è palpabile, perché nel sermone, recitato in arabo e in italiano dall'imam di Torino si sarebbe celebrata la "guerra santa". Negli stralci della lettera riportata dal Corriere della sera si legge: "Un jihad che vediamo in Palestina nella sua più importante più palese manifestazione. Un jihad compiuto da donne, da uomini da bambini ognuno con quello che può contribuisce a questa lotta di liberazione che è cominciata dal primo momento in cui i sionisti hanno calpestato quella terra Benedetta. Prima ancora della Nakba che di cui celebriamo in questi giorni il ricordo".

Davanti all'imam gli studenti, prevalentemente stranieri, di origine egiziana, pakistana, palestinese e turca, ma anche qualche italiano. Gli studenti in occupazione pro-Palestina, ovviamente, difendono la loro scelta e il momento di preghiera che, va sottolineato, anni fa è stato negato agli studenti cattolici, che avrebbero voluto la realizzazione di una piccola cappella. "La narrativa della ministra Bernini è islamofoba. Sono discorsi ridicoli e assurdi che ci dipingono come facinorosi. Noi rispettiamo tutte le religioni. Una ragazza cristiana ha espresso un disagio circa le bestemmie e abbiamo accolto la sua richiesta", dicono dal canto loro gli studenti.

Ma la presenza stessa di un imam all'interno degli spazi di studio viola la laicità imposta alle istituzioni universitarie, dove per altro le lezioni non si possono svolgere da giorni a causa dell'occupazione, che impedisce l'ingresso a chi vorrebbe proseguire nel suo percorso universitario. L'imam ha trasformato l'università in una moschea per la preghiera del venerdì.

"La nostra rivendicazione politica è chiara: non vogliamo che i nostri atenei siano complici dell’entità sionista", hanno aggiunto gli studenti, che hanno dismesso l'occupazione del rettorato in queste ore in risposta all'apertura al dialogo del rettore.

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