Addio a Cavina grande attore al cinema e in tv

Addio a Cavina grande attore al cinema e in tv

È morto tra venerdì e sabato notte, all’età di 81 anni a Bologna dopo una lunga malattia, Gianni Cavina. Attore di teatro e di cinema, era amatissimo dal regista Pupi Avati che lo aveva scelto per alcuni dei suoi più celebri film. Vinse un Nastro d’argento e recitò in popolari fiction tv.

Non è casuale che a dare la notizia della morte di Gianni Cavina, scomparso ieri, all'età di 81 anni, nella sua Bologna, sia stato Pupi Avati. Li legava, fin da quando erano ragazzi, non solo un'amicizia sincera e la smania per il loro mestiere, ma anche un lungo sodalizio artistico. Difficile immaginare cosa sarebbe stato il cinema di Pupi Avati senza la presenza costante di Gianni Cavina. Così come, con ogni probabilità, la carriera dell'attore bolognese non avrebbe conosciuto la stessa grandezza artistica che lo ha fatto amare dal grande pubblico, anche televisivo. È grazie, soprattutto, ai tanti film interpretati sotto la regia del suo amico Pupi che Gianni Cavina ha potuto mostrare la sua straordinaria bravura. Era un grande caratterista, nel senso più nobile di questo talento. È stato uno dei rari artisti capaci di destreggiarsi, con uguale bravura, in ruoli drammatici e in commedie brillanti.

Del resto, era uno che aveva fatto davvero la gavetta. Non solo cinema, ma anche tanto teatro e televisione. Nato a Bologna, il 9 dicembre 1940, Cavina ha studiato nella scuola teatrale di Franco Parenti e si è buttato nel cabaret dividendo il palcoscenico con Lucio Dalla. Il 1968 è l'anno che segna l'incontro artistico con Pupi Avati, entrambi amanti del jazz, che lo chiama per Balsamus, anche se il primo vero successo, per i due, arriva con La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone. Un sodalizio proseguito negli anni, con tante pellicole, tra le quali resta indimenticabile il suo personaggio di Ugo Bondi, il giocatore di poker di Regalo di Natale del 1986. Vinse, nel 1997, il Nastro d'Argento come miglior attore non protagonista, grazie a Festival. L'ultimo film con Avati è ancora inedito. Si tratta di Dante, nel quale ha voluto interpretare il notaio Pietro Giardino, nonostante la malattia fosse già in stato avanzato. Cavina ha avuto anche una importante carriera televisiva, con serie come L'ispettore Sarti e Una grande famiglia. Aveva un sorriso dolce, una voce pastosa, mille volti da adattare anche per la pubblicità. Uno geloso dei suoi affetti familiari, riservato. Quando gli parlavi, sembrava di cogliere una venatura malinconica che si nascondeva dietro le risate, spesso contagiose. Uno dei rari artisti che non parlava mai male dei colleghi.

Di lui, Pupi Avati ha ricordato: «Va via un pezzo molto importante della mia vita, non solo professionale, ma soprattutto umana. Purtroppo lo presagivo. Stava male da tanto tempo, ma era sempre positivo sulla sua lunga malattia. Quando ci sentivamo al telefono mentiva, perché non voleva che ci si preoccupasse per lui.

Per il mio film su Dante era venuto con grande coraggio a Roma a girare, ma io, sapendo che non stava per niente bene, gli avevo così fatto interpretare un uomo allettato, in modo che non si stancasse. Era sicuramente un grande attore, capace di mille volti, ma soprattutto un amico e anche il padrino di uno dei miei figli, che mi mancherà molto come, d'altronde, mi manca Carlo Delle Piane».

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