Silvia Castello
Dopo le importanti retrospettive alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, all'Accademia Nazionale di San Luca, e, un anno fa al Vittoriano, la Galleria Faleria vuole rendere un ulteriore omaggio - con lesposizione di cinquanta opere su carta - alla creatività di Fabrizio Clerici. Classico come Puvis de Chevannes. Stendhaliano secondo Alberto Savinio. Metafisico, a modo suo e inquietante come Klinger. Visionario e affascinante, creatore instancabile di architetture impossibili e paesaggi lunari tra archeologia e fantascienza, Fabrizio Clerici esaltò una passione e una curiosità insaziabili verso lantichità classica, vista e studiata molto spesso sul luogo. Palmira, Edfu, il Nimrud Dagh, le città circolari dellAsia centrale, la Roma del tardo-Impero, per scendere verso noi sino allarte di Reni, Piranesi e infine giungere a Böcklin, Friedrich, Schinkel.
Questo sterminato materiale di visibilità e cultura venne interpretato da Clerici con un «surrealismo intellettuale», come lo classificò Federico Zeri, tra spunti di strutturalismo e linguistica. Nato a Milano nel 1913, decisivo sarà per lui larrivo a Roma - dove visse per tutta la vita - durante gli anni degli studi di architettura: i monumenti romani, la pittura, la scultura, larchitettura rinascimentale e barocca lo impressionano fortemente.
Eclettico, dopo gli anni Quaranta, contemporaneamente alla pittura, si dedica al teatro. A lui si devono le scene e i costumi per «Orpheus» di Igor Stravinskij presentato in prima europea alla Fenice di Venezia nel 1948.
Oltre a diversi memorabili allestimenti nei più importanti teatri italiani (per Visconti, Squarzina e Orazio Costa). Fino a Giorgio Strehler che lo invita a ideare la scenografia per La vedova scaltra di Goldoni.
Fino al 18 febbraio alla galleria Faleria, via Faleria 47. Info: 06.70450821
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.