La bella Teodolinda una vita divisa tra potere e fede

L’avvincente ritratto storico di Felice Bonalumi per una grande «regina d’Europa»

Andatelo dire a Teodolinda che in passato le donne non contavano nulla! Bellissima e ricchissima, figlia di Garibaldo, duca di Baviera, nel 589 lascia Castra Regina (l'antica Radasbona o Ratisbona, l'attuale Regensburg), e dopo un viaggio lungo e avventuroso raggiunge l'Italia settentrionale, dove si sposa con Autari, il potente re dei Longobardi che una ventina d'anni prima avevano fatto il loro ingresso nella Penisola, ormai priva di qualunque sistema difensivo. Ma Autari ben presto muore, probabilmente vittima di una delle tante congiure che, all'epoca, caratterizzavano la vita a palazzo.
Teodolinda non si perde d'animo e poco dopo va in sposa al cognato del defunto consorte, Agilulfo, il quale, forse anche in virtù del matrimonio, ne prende il posto sul trono. Né prima, né ultima di una schiera assai nutrita, la regina si dimostra particolarmente influente nei confronti del marito, esercitando un notevole potere.
Così a lei, cattolica e non ariana («Suggerente Teudelinda», scrive il pontefice Gregorio Magno, suo grande amico e da lei profondamente venerato), si deve la decisione di Agilulfo di siglare un trattato di pace col papato. Amatissima dal popolo, Teodolinda è all'origine della conversione dei Longobardi al cattolicesimo: a lei si fa risalire la fondazione della famosa basilica di San Giovanni Battista a Monza, la «sua» città per eccellenza. A lei il grande papa Gregorio inviò una copia dei suoi celebri Dialoghi. Pare anche che decisiva sia stata la sua influenza nella scelta di San Colombano di fondare l'abbazia di Bobbio.
Rimasta vedova di Agilulfo, Teodolinda regnò fino al 625 insieme al figlioletto Adaloaldo, battezzato secondo il rito cattolico, dando prova di non comuni doti di governo, che rifulsero in particolare in una convinta ricerca della pace. Nel 626 la regina esce di scena, detronizzata da un colpo di Stato incruento: lascia un'organizzazione statale solida ed efficiente. Morirà probabilmente nel gennaio del 627: trentasette anni ininterrotti di potere ne hanno fatto una delle protagoniste della storia europea.
A Teodolinda. Una regina per l'Europa (Edizioni San Paolo, pagg. 254, euro 16) ha dedicato un suggestivo lavoro Felice Bonalumi, che ha saputo coniugare l'aderenza alle fonti con la chiarezza della scrittura.
Proprio il rispetto delle fonti e delle certezze documentarie fa sì che Bonalumi debba più volte avvertire il lettore che, quando ci si avvicina alla figura e alle vicende teodolindiane, è opportuno andare con i piedi di piombo.

Sono tante, infatti, le leggende popolari e le rievocazioni letterarie riguardanti Teodolinda che hanno contribuito ad avvolgere la personalità della sovrana longobarda in un alone di mistero che la tardiva ricostruzione storica di Paolo Diacono non riesce a dissipare.
Tuttavia alcuni punti fermi restano, ed è su questi che Bonalumi fa leva per narrare la sua avvincente storia, la storia di una donna che operò da primattrice sulla scena dell'Europa nascente.

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