I diamanti di Cartier trascinano al rialzo le Borse

L’ottima trimestrale di Richemont spinge i titoli del lusso. A Piazza Affari exploit di Moncler

I diamanti di Cartier trascinano al rialzo le Borse
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La trimestrale di Richemont, il colosso svizzero del lusso che controlla Cartier, Buccellati e Van Cleef & Arpels, ha superato di gran lunga le attese, determinando un rally delle Borse europee. Con ricavi record nel terzo trimestre chiuso al 31 dicembre, pari a 6,2 miliardi di euro (+10% su base annua), Richemont ha ribadito la propria posizione di leader del settore, registrando incrementi a doppia cifra in quasi tutti i mercati ad eccezione della regione Asia-Pacifico, frenata dalla Cina (-18%). A Zurigo il titolo ha chiuso con un rialzo del 15,5%, trascinando con sé il comparto del lusso a livello continentale. A Parigi, Lvmh (+9,2%), Christian Dior (+8,6%) e Kering (+6,2%) hanno segnato forti progressi, mentre a Milano Moncler (+6,3%) e Ferragamo (+2,7%) hanno seguito la scia positiva.

Un recente report di Barclays sul 2025 sottolinea un contesto di incertezza per il settore del lusso, con una crescita prevista del +2% rispetto al calo organico del 2024. Gli Stati Uniti, grazie a un rafforzato feel-good factor post-elezioni e a una maggiore spesa dei consumatori, dovrebbero essere il principale driver di crescita (+6%), mentre la Cina, pur mostrando segnali di stabilizzazione, è attesa in calo dell’1%.

In questo scenario, Richemont e Hermès emergono come i titoli più promettenti grazie alla loro quota di mercato tra i consumatori di fascia alta. Richemont, in particolare, è stato capace di compensare il rallentamento in Cina con risultati solidi in Europa e nelle Americhe, dimostrandosi un investimento difensivo e di qualità.

Barclays ha ridotto il rating di Moncler a equal weight a causa della mancanza di catalizzatori a breve termine. Il rallentamento in Cina, il calo delle vendite comparabili e la limitata esposizione al mercato statunitense sono i principali fattori di preoccupazione, soprattutto alla luce dei dazi sull’import europeo paventati dalla nuova amministrazione Trump.

In generale, gli addetti ai lavori restano ottimisti sul comparto del lusso ma - alla luce del complesso quadro macroeconomico - si punterà sempre più la lente di ingrandimento sulle dinamiche regionali e sulle performance dei singoli brand. La capacità di innovare, attrarre consumatori ad altissimo reddito (in grado di costituire lo “zoccolo duro” di qualsiasi marchio) sarà il vero discrimine.

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