C’è ancora vita sul pianeta Salinger

Da anni l’autore del romanzo americano più importante del Novecento vive come un recluso volontario Ora torna a far sentire la sua voce. Non vuole che gli scippino il personaggio per un seguito qualunque

C’è ancora vita sul pianeta Salinger

La verità è dietro una vetrata. L’ombra di Salinger ci passa ogni giorno: un gruppo di una ventina di suoi fan fotografa il ricordo del nulla. Tutti sanno che è lì, nessuno lo vede, nessuno lo sente. È un pianeta immaginato, il suo. Cornish, nel New Hampshire è il posto che custodisce i segreti dello scrittore più misterioso della storia, del nuovo eremita, di un padre sbagliato e di un marito padrone, di un americano medio e miliardario per merito letterario. Ci si arriva da due parti: da sud e da ovest. Conviene la seconda: si parte dal Vermont e si attraversa il ponte che scavalca il fiume Connecticut. Il cartello dice duemila persone. A Cornish si viene per una. Lui. E qui che è passato l’avvocato l’ultima volta. Ha ricevuto l’ordine di affossare chiunque si permetta di creare il seguito del Giovane Holden. Può solo chi non vuole, cioè Salinger. Allora questo è il mandato legale: citare il giovane scrittore svedese-americano, che si fa chiamare David California, per impedire la pubblicazione di un sequel non autorizzato del più celebre romanzo della letteratura americana del Novecento. Il libro si sarebbe intitolato così: Sessant’anni dopo: tornando nel campo di segale. Il giovane Holden Caulfield è ormai un vecchio vagabondo di un’ottantina d’anni malportati che vaga tra le strade di New York dopo esser fuggito da un ospizio. L’avvocato ha scritto: «Solo J.D. Salinger può scrivere un sequel del romanzo o usare il personaggio Holden Caulfield e che lo scrittore ha deciso in maniera chiara di non esercitare tale diritto».

È finita, oppure no. Questo è un gioco perverso nel quale qualcuno aspetta la mossa dell’uomo che non c’è. L’universo Salinger è stato immobile per 35 anni, dall’ultima intervista allo scrittore fatta da una cronista del New York Times. Finì così: «C’è una pace meravigliosa nel non pubblicare. Scrivo soltanto per me stesso, per il mio piacere personale». Dicono ci siano 15 manoscritti, poi racconti, storie, articoli. Tutto accatastato dietro quella vetrata. La foto all’ombra di J.D non dice nulla più di una foto a un muro. Cornish è stata scelta e Cornish ha scelto di proteggere lo scrittore perché la sua storia rappresenta la punta estrema dello spirito di uno stato incredibile che non ha simili negli Usa: orgogliosamente antistorico, tenacemente attaccato all’idea di essere diverso. Lì, dove Salinger, ha deciso di vivere, nel 1977 si decise che era tempo di far passare una legge che impone di votare sempre per primi negli Usa con il metodo del voto segreto. Lì, dove il Giovane Holden è sempre ragazzo, c’è il più alto numero di cittadini registrati come indipendenti. Repubblicano? Democratico? No del New Hampshire. È uno stato d’animo, una presa di coscienza, ereditata dal generale John Stark nato nel New Hampshire e padre delle parole finite sulle targhe delle automobili: «Vivi libero o muori. La morte non è il peggiore dei mali». Salinger difende la sua privacy come i suoi concittadini. Cornish lo appoggia perché ci crede. Quanti soldi poteva fare un paesino di duemila abitanti che ospita lo scrittore più cercato del mondo? Il Comune ha lasciato tutto com’era nel 1952, quando Salinger arrivò. La sua casa è collegata al resto del paese da una strada sterrata accidentata che si immerge in boschi e colline e i visitatori sono accolti da cartelli che avvertono che si tratta di proprietà privata. Ci sono sempre i fanatici pronti a scattare la foto di un’ombra. Ogni giorno dal giorno del silenzio. L’avvocato che parla e cita gli autori del potenziale seguito del Giovane Holden è di più di quello che è. È la suggestione, magari anche qualcosa d’altro. È la voce di Salinger che tutti aspettano da tre decenni. Allora si mettono in fila i segnali del pianeta. Forse non è più immobile. Questo è l’anno più strano e logorroico degli ultimi trentacinque. Salinger è entrato nell’orbita del resto del mondo anche un’altra volta: un inviato del settimanale britannico Spectator ha superato la stradina ed è arrivato a bussare alla porta. J.D. era dietro la vetrata, in cucina. Il reporter ha suonato il campanello, Salinger ha risposto, però prima che potesse parlare è intervenuta la moglie, la sua terza moglie, una biondina molti anni più giovane di lui. È finita lì, con il primo pezzetto di privacy sgretolato in una vita. Poi c’è stata la figlia che ha parlato. Il padre ha compiuto novant’anni e lei gli ha regalato una palata di fango: «Lui fa la vita da re, vive ancora dei diritti del Giovane Holden. Vende 250mila copie l’anno, mentre noi, i suoi familiari facciamo la fame». Ci sono i nipoti che non riescono neanche a frequentare le scuole. Non le migliori, quelle normali, quelle di tutti. «Nostro nonno non ci ha mai neanche visti».

Aveva scritto di un padre inesistente, la figlia. Di un genitore insopportabile e di un marito inquietante per la madre. Poi il fratello era intervenuto e aveva osteggiato la pubblicazione del libro della sorella. Il silenzio ha coperto ogni cosa, il New Hampshire ha catturato le voci per dare a Salinger la libertà di sparire. Adesso che nessuno ricorda più quelle accuse il muro che regge quella vetrata sembra cedere. Scricchiola perché il nuovo eremita non può parlare per bocca d’altri. Tre episodi in un anno, quanti neanche in tre decenni. Cornish è sempre lì per lui, solo per lui. Salinger sta sempre dietro, un po’ meno nascosto di prima. Sfugge a se stesso, oltre che agli altri. Il Giovane Holden è vecchio, adesso si può anche pensare che il suo papà si mostri al mondo. Dicono abbia bisogno di soldi.

Dicono la moglie voglia monetizzare il monetizzabile: un’apparizione prima della morte, un romanzo pubblicato, poi di seguito tutti gli altri. Si dice tutto, perché gli eremiti lasciano che parlino gli altri sapendo che la fantasia è più bella del mondo e della realtà. Allora una parola, Salinger: perché? Una risposta, l’unica che serve.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica