Milano - Roberto Mancini domani a Newcastle per la prima volta siederà sulla panchina della Arabia Saudita. Nelle stesse ore l`Italia volerà in Macedonia del Nord dove sabato farà il suo esordio da commissario tecnico Luciano Spalletti. Dici Macedonia e ti viene in mente una delle pagine peggiori della storia azzurra, per intenderci equiparabile solo a Corea del nord 1966 e Svezia 2017.
Ma Mancini con la sua fuga o semplicemente decisione di dire sì alla vagonata di milioni sauditi, non ci ha lasciato solo macerie. La sua eredità è in due parole: unità Nazionale. Perché attorno all`Italia si è creata un`insolita compattezza. C`è voglia di tricolore, si aspettano le partite con Macedonia e Ucraina, soprattutto ci si aspettano due vittorie, come fossero due schiaffi da rifilare a Mancini che ha abbandonato la nave nel pieno di Ferragosto, quando gli italiani pensano a grigliate tra i monti e pranzi luculliani in spiaggia. Non è un fatto personale, come ha spiegato, ma nazionale tanto da diventare oggetto della parodia di Crozza.
Così la sosta della serie A non viene vissuta come un fastidio da chi non può far a meno del tifo di club. Non è un clima che durerà in eterno, sia chiaro, anzi può essere un`illusione effimera. Basterà un mezzo passo falso, una dichiarazione fuori posto o un infortunio di troppo di un big del nostro torneo per rompere l`incantesimo. Molto dipenderà da Luciano Spalletti che parte con un vantaggio rispetto ai predecessori cosiddetti vincenti in panchina con l`eccezione del Trap, di Giovanni Trapattoni: il suo nome non divide, ma unisce. Perché se Arrigo Sacchi rappresentava la rivoluzione del Milan di Silvio Berlusconi, se Marcello Lippi era nell`immaginario degli appassionati emanazione del potere della Juventus come fu poi per Antonio Conte, se lo stesso Roberto Mancini con il suo ciuffo spesso ha diviso tra ammiratori e detrattori, Spalletti per ora gode di un`acclamazione a furor di popolo.
Si presenta da campione d`Italia, titolo considerato meritato a ogni latitudine dello Stivale. Ha unito nel giudizio: il Napoli ha giocato un calcio bellissimo. Poi ci sarà l`integralista bianconero che non smetterà di ricordargli «l`inseguimento» a mano tesa a Max Allegri dopo il pokerissimo alla Juve. Oppure l`ortodosso rossonero che non dimenticherà mai lo screzio con Paolo Maldini nei quarti Champions. Tant`è. Cose superate anche per il fatto di essere l`erede di Mancini, titolo che garantisce un`immunità a tempo e facilita il passaggio dall`azzurro napoletano all`azzurro nazionale al tecnico nato e cresciuto a due passi da Coverciano, con il primo tricolore cucito dalla mamma. E poi il ct l`Italia l`ha girata in provincia e in città: da Empoli a Roma, Milano e appunto Napoli.
Sarà per questo che
in questi giorni Coverciano è sembrata la seconda casa di Spalletti, mentre faceva quasi tenerezza Mancini, con tanto di traduttore, tenere a rapporto nel deserto i suoi ventisei arabi. Sono le tante facce della ricchezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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