Camere con vista sui parlamentari liguri

(...) Ed è stato un esordio attivo, attivissimo. Da un lato, con Fabio Mussi ottimo presidente per un giorno della Camera. Certo, Mussi non è genovese, è di Piombino. Ma l’Unione è riuscita nel miracolo elettorale di trasformarlo in ligure, addirittura nel numero uno dei liguri. E quindi il neoligure capo del Correntone diessino si è trovato a sedere sullo scanno più alto di Montecitorio, come da regolamento, in quanto unico vicepresidente sopravvissuto alla Camera dalla scorsa legislatura.
Risultato: per una volta, Mussi - forse contagiato dalla nuova linea superistituzionale del suo compagno di partito e di Correntone Mino Ronzitti, presidente del Consiglio regionale della Liguria - ha lasciato da parte i suoi eccessi da «anni di Piombino» ed ha presieduto in modo inappuntabile la seduta inaugurale. Il Correntone del mar ligure, evidentemente, gli fa bene.
É andata invece molto meno bene a Oscar Luigi Scalfaro. Fatti e misfatti della sua conduzione d’aula sono noti. Quello che è meno noto è che le interruzioni più vibranti per contestare la gestione di Scalfaro sono venute da un ligure. In questo caso, da un ligure vero, l’azzurro Alfredo Biondi che venerdì notte, pochi minuti dopo le due, è sbottato sclfarianamente: «Io non ci sto!». A questo punto, Oscar, colpito nella sua frase più intima, ha tirato fuori il suo referto medico, arrotando tutte le erre arrotabili in natura: «Onorevoli senatori, anche se non avrei dovuto dirlo perchè mi sembra infantile, io sto seriamente male da più ore...». E quando l’ex capo dello Stato ha spiegato che lui non aveva visto la scheda con il nome Francesco Marini, un Biondi rinvigorito dall’opposizione ha urlato: «Non esiste!», battendo il record di decibel della seduta inaugurale.
Mica finita. Alfredo, il giorno dopo ha chiesto la parola, incontrando una battuta di Scalfaro: «Senatore Biondi, cosa ci deve dire? Lei è fatto anche per le cose piacevoli: ci dica una cosa piacevole». Il senatore genovese non si è lasciato sfuggire l’occasione di tornare sulle condizioni di salute di Oscar: «Prima di tutto, il mio compiacimento, perchè vedo che si è rimesso e che la notte le ha fatto bene: ha anche un colorito diverso da quello di ieri sera. Questo mi fa molto piacere». Poi, Biondi, ha proposto il lodo che ha stemperato tutte le questioni. E cioè che Scalfaro dicesse in via preventiva se i voti a Francesco Marini dovessero essere ritenuti validi oppure no. Oscar l’ha presa male: «Ho esposto ieri il mio pensiero? Si deve ripetere ogni giorno, perchè questo è un rito? E allora non meravigliamoci, onorevole senatore, perchè è segno che lei ieri era spiritualmente assente, e mi fermo allo spiritualmente...». Scintille, fuochi e fiamme che però hanno portato alla scelta di dichiarare preventivamente nulli i voti per «Francesco Marini». Ci si poteva arrivare anche senza Biondi, ma tant’è.
Dal canto suo, Oscar si è preso pure gli elogi di Renato Balduzzi, che insegna diritto costituzionale all’Università di Genova e presiede gli intellettuali cattolici: «Scalfaro ha dimostrato un’imparzialità rara, come lui ne servono molti». Rara, molti.
Per il resto, i liguri nelle sedute inaugurali sono stati citati quasi esclusivamente per via delle opzioni dei deputati, una sorta di Alla fiera dell’Est dei parlamentari che prima non lo erano e poi lo sono diventati. Eccoli, in un girotondo di parole e di opzioni, che parte dal Senato: c’era Lamberto Dini, eletto per la Margherita in Liguria e Toscana che ha scelto la Toscana, lasciando spazio a Luigi Enrico Zanda che però ha optato per il Lazio, dando finalmente il via libera al suo sostituto, annunciato da Oscar Luigi Scalfaro: «Proclamo senatore per la Regione Liguria Egidio Banti».
Alla Camera, il carosello, che ha lasciato fuori l’azzurro Roberto Cassinelli, quando il segretario ha annunciato che in Puglia Salvatore Mazzaracchio è subentrato a Claudio Scajola, ha interessato Aleandro Longhi che nell’Ulivo è subentrato a Ermete Realacci; per Rifondazione Sergio Olivieri è subentrato a Fausto Bertinotti; per l’Udc Vittorio Adolfo è subentrato a Pier Ferdinando Casini, ma solo «a seguito della volontà comunicata da Lorenzo Cesa di conservare l’opzione già espressa», che non so bene cosa voglia dire, ma significa che Adolfo è «on.»; in Forza Italia Gabriella Mondello è subentrata a Silvio Berlusconi e in An Eugenio Minasso a Gianfranco Fini. Mica finita, perchè nei Comunisti Italiani Katia Bellillo è subentrata a Oliviero Diliberto, ma poi Jacopo Venier è subentrato a Katia Bellillo. E, visto che nel Lazio Luigi Cancrini è subentrato a Jacopo Venier, il ligure Devoto non è subentrato.

Così come non è subentrato Giacomo Gatti di An, quando il presidente ha annunciato che Ignazio La Russa rinunciava al seggio in Lombardia. Per un ligure in meno, uno in più: nella circoscrizione Piemonte 2 Egidio Enrico Pedrini è subentrato ad Antonio Di Pietro.
Così il quorum della Camera è salvo. E anche il cuore di chi ha letto fin qui.

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