Marta Bravi
«Il nono rapporto sul mercato immobiliare lombardo - ha detto ieri a chiusura dei lavori Gianpietro Borghini, assessore regionale alla Casa e Opere Pubbliche - ci dà unimmagine di stabilità positiva del mercato lombardo, anche rispetto a quello internazionale, tanto che la Lombardia detiene il terzo posto del mercato immobiliare europeo». Come confermato dagli altri rapporti stilati dagli addetti ai lavori si parla di una tendenza alla stabilizzazione dei prezzi: se il bilancio del 2005 si è chiuso con un fatturato di 114 miliardi di euro, registrando + 4% rispetto al 2004, per il 2006 si prevede una crescita dell1,8%, con un aumento dei prezzi attorno al 2-3%. Attesa una contrazione della compravendita del mercato residenziale, mentre i prezzi medi registrano una diminuzione nelle zone più esclusive, mantenendosi stabili nelle altre zone.
Nota dolente è lemergenza casa. «Un problema che è innanzitutto politico e che richiede iniziativa pubblica e una visione complessiva della città», ha commentato lassessore Borghini. Dati alla mano: sono 308mila le famiglie alla ricerca di una casa in Lombardia, lo 0,8% in più rispetto al 2004. Secondo il rapporto sarebbe in diminuzione il numero di chi acquista provenendo dalla locazione: si tratta di 7mila unità che rappresentano il 2,3% della domanda; 120mila, invece, cioè il 39,1% del totale, le famiglie provenienti da fuori regione o per spostamenti allinterno delle province. Solo il 13% della richiesta invece è costituito da nuovi nuclei famigliari, contro la crescente domanda dei single che rappresenta il 12,1% del totale.
«Questo perchè il problema della casa è un problema della società e dei mutamenti che si stanno verificando al suo interno - continua Borghini - la domanda si sposta verso i piccoli centri o la periferia, gli alloggi acquistati perdono un locale. Cè anche un aspetto economico in tutto ciò: lEconomist circa tre mesi fa ha definito la bolla speculativa della casa la più grande speculazione della storia; basti pensare che il boom economico della new economy ha fruttato meno del 25% di quella immobiliare. La forbice tra redditi e valori della case è sempre più incolmabile: il ceto medio si trova nella paradossale condizione di essere troppo ricco per accedere alledilizia popolare e troppo povero per permettersi un affitto o un mutuo». Cosa fare allora? «Il miliardo e 200milioni di euro del piano regionale non sono stati sufficienti - continua Borghini - perchè dagli investimenti vanno tolti 400 milioni per lassistenza. È il sistema che non funziona: ci vuole un fondo immobiliare garantito in base al quale la Regione fornisca mutui agevolati per gli operatori delledilizia pubblica. In Lombardia vogliamo agire sulla base di confronti di rete con il territorio, finanziando i progetti e non le opere».
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