Per una volta, i tedeschi hanno deciso di comportarsi da italiani: condannato a risarcire le vittime d'una strage nazista del 1944 (leggi l'articolo di Luciano Gulli), il governo di Berlino ha fatto sapere che non si sogna nemmeno di mettere mano al portafogli. «La vostra sentenza è carta straccia: la Germania non ha beni aggredibili in Italia, e quindi non ci potete pignorare neppure una seggiola», hanno detto i legali della Repubblica Federale di Germania ai nostri giudici, e probabilmente la dichiarazione è stata accompagnata da una crassa risata da birreria.
Ma il vero guaio è che anche gli italiani continuano a comportarsi da italiani, visto che la nostra magistratura ha dato una nuova prova di essere non un granché quanto ad amministrazione ordinaria, ma un fenomeno quanto a «giustizia creativa».
Non sapremmo come chiamare altrimenti, infatti, la sentenza che la Cassazione - cioè la Corte suprema: quella che ha l'ultima parola - ha emesso ieri condannando la Germania a risarcire con un milione di euro nove familiari delle vittime della strage di Civitella, in provincia di Arezzo, dove il 29 giugno del 1944 i nazisti compirono una di quelle mattanze di cui erano tristemente maestri: 203 persone (naturalmente tutti civili: l'unico «non civile» era il parroco) furono freddate con un colpo alla nuca. Per quell'eccidio era già stato condannato all'ergastolo il boia di turno, l'ex sergente Max Josef Milde; e naturalmente, come in tutte le stragi di questo tipo, i responsabili erano stati condannati pure a risarcire i danni, per quanto si possa risarcire un massacro.
La novità di ieri sta nel fatto che a essere chiamato in causa come responsabile è anche lo Stato tedesco. Non quello del Terzo Reich, che indubbiamente qualche responsabilità l'aveva: ma quello di oggi. Di sessantaquattro anni dopo. La Germania protesta ricordando che i danni di guerra all'Italia sono già stati fissati e versati con il trattato di pace del 1947 e gli accordi di Bonn del 1961. Noi non siamo esperti di diritto internazionale, e non sapremmo dire se la contestazione dei legali tedeschi è formalmente ineccepibile. Però ci sarà un motivo se il verdetto dei nostri ermellini non ha precedenti: né in Italia, né in tutto il resto del mondo. Se la sentenza di ieri farà giurisprudenza - e purtroppo la farà - aspettiamoci le conseguenze: qui da noi, una valanga di cause di figli, nipoti e pronipoti (almeno diecimila sarebbero già pronte); e all'estero una reazione a catena praticamente infinita, da Hiroshima alle guerre puniche.
Il
sindaco di Civitella, pur esprimendo grande soddisfazione per la sentenza, ha ammesso: «Sinceramente non me l'aspettavo». Neppure lui poteva immaginare che cosa può passare in quelle teste. Quelle teste di Cassazione.