La centrale sarà chiusa I gestori in lacrime si scusano con il Paese

Ha superato quota 20mila il numero dei morti e dei dispersi nel terremoto e nello tsunami che l’11 marzo hanno devastato il Giappone. La polizia ha aggiornato il bilancio ufficiale a 8.133 morti e 12.272 dispersi. È probabile che i numeri finali siano ancora più alti, perché nella sola prefettura di Miyagi sono state stimate più di 15mila vittime. Intanto la Tepco ha comunicato che è riuscita a far ripartire l’erogazione dell’elettricità ai reattori 1 e 2 della centrale nucleare Fukushima, danneggiata dal terremoto/tsunami che ha devastato il Giappone orientale nove giorni fa e protagonista della peggiore emergenza nucleare dai tempi di Chernobyl. La società elettrica sta centrando di far ripartire il sistema di raffreddamento d’emergenza dei reattori per evitare la fusione totale del loro nucleo. Essendo stati tirati i cavi d'un impianto elettrico d'emergenza anche al reattore 1, la Toden spera di far partire il raffreddamento ai primi due reattori. Intanto i reattori n. 5 e 6 sono in fase di «stabile arresto».
Il governo ha fatto sapere che la centrale di Fukushima sarà disattivata. «Guardando oggettivamente alla situazione, è chiaro cosa fare», ha risposto il portavoce del governo, Yukio Edano in una conferenza stampa, alla domanda se il governo stia pensando di smantellare l'impianto nucleare.
Il numero uno di Tepco, Akio Komori, si è scusato in pubblico fino alle lacrime per i danni della radioattività della centrale di Fukushima: tuttavia, secondo il Wall Street Journal, la compagnia che gestisce l’impianto nucleare ha consapevolmente frenato il raffreddamento dei reattori dove è in corso la fusione del nocciolo per salvare il salvabile dell'impianto, aiutata anche dalla passività iniziale mostrata dal governo. Il ricorso all'acqua di mare per abbassare la temperatura dei reattori, infatti, oltre a ridurre i rischi di altre esplosioni e fughe radioattiva, danneggia i reattori rendendoli inutilizzabili.
«Tepco - scrive il Wsj, in duro atto d'accusa - aveva già pensato all'uso dell' acqua marina per raffreddare uno dei suoi sei reattori almeno da sabato mattina», cioè all'indomani del sisma e del seguente tsunami, ma «non l'ha fatto fino a sera quando non gli è stato ordinato dal premier». Stesso copione per gli altri reattori su cui «hanno atteso fino all'indomani per usare l'acqua salata». Tepco ha «esitato perché ha cercato di proteggere i suoi asset», ha detto al Wsj, Akiera Omoto, ex executive di Tepco e ora componente della Commissione nipponica per l'energia atomica. Un disastro che ha al «60% una natura umana», secondo un funzionario del governo: «Hanno fallito la risposta iniziale.

È come se Tepco fosse caduta e avesse perso una moneta da 100 yen mentre cercava di raccoglierne un'altra da 10 yen». Ma a peggiorare la situazione arriva anche l’emergenza contaminazione: Taiwan ha rilevato radioattività su fave importate dal Giappone.

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