Mestre - Il grido d'allarme degli artigiani: "Con la crisi gli studi di settore sono sballati. Uno su tre pagherà troppe tasse". I correttivi anticrisi già introdotti per gli studi di settore non bastano. Le difficoltà dalla congiuntura sono state ancora più forti e per l’anno di imposta 2008 un contribuente su tre rischia di non essere congruo e non adeguato con gli studi di settore. Vale a dire non rispetta quanto richiesto dall’amministrazione finanziaria in termini di ricavi e conseguentemente di tasse da versare all’Erario.
I numeri Lo stima la Cgia di Mestre, rilevando che pertanto, su una platea di circa 3.700.000 partite Iva che sono interessate dagli studi di settore, circa 1 milione e 200 mila attività non risultano essere in linea con le pretese del fisco. Dalla Cgia ricordano che per l’anno di imposta 2007 i non congrui e non adeguati erano circa uno su 4, precisamente il 26,3% contro il 33,5% che si ipotizza si registrerà nel 2008". È il frutto della congiuntura in atto" afferma il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi, che invita "tutti coloro che sono vittime della crisi a non adeguarsi a quegli studi che hanno pretese non giustificabili".
Effetto della crisi "Le stime che abbiamo elaborato per l’anno di imposta 2008 ci dicono che molti operatori economici hanno subito delle ripercussioni economiche durissime e nonostante le modifiche, gli accorgimenti e i correttivi anti crisi introdotti negli ultimi mesi dall’amministrazione finanziaria, questo strumento non è ancora in grado di fotografare con obbiettività la situazione economica che grava sul Paese. Con la conseguenza che a molti autonomi si chiede di pagare di più rispetto all’anno scorso su incassi presunti che non corrispondono alla realtà" spiega Bortolussi.
Non è colpa del governo "Sia chiaro - aggiunge - il ministro Tremonti non ha nessuna responsabilità. Ha ereditato una situazione molto compromessa e sta tentando con determinazione di recuperare e alcune delucidazioni avvenute nei mesi scorsi lo confermano. Per il 2009, ad esempio, l’Agenzia delle Entrate ha ribadito con forza come gli studi di settore siano solo uno dei parametri su cui si baserà il lavoro di accertamento fiscale". Se prima, infatti, la non congruità poteva potenzialmente far scattare un accertamento con adesione da parte del fisco - precisa la Cgia - oggi il non adeguamento non lo avvia più con certezza. Inoltre, nel caso il contenzioso finisca presso la commissione tributaria sarà l’Agenzia delle Entrate, e non più il contribuente, a dover dimostrare l’esistenza di maggiori ricavi non dichiarati.
"Per questo - conclude Bortolussi - stiamo invitando tutti coloro che sono vittime della crisi a non adeguarsi a quegli studi di settore che hanno pretese non giustificabili dopo il peggioramento del quadro economico avvenuto nell’ultimo anno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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