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Sindacati spaccati: anche Bonanni licenzia la Camusso

Il leader della Cisl rompe il fronte sindacale: "Pronti a rivedere l'articolo 18"

Sindacati spaccati: anche Bonanni licenzia la Camusso

Il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, si discosta dagli atttacchi della Cgil al governo sul tema dell'articolo 18. Stamattina la Camusso aveva criticato Renzi, che a sua volta aveva bacchettato i sindacati in un video. Ma Bonanni, in una lettera all'Avvenire, si dice pronto a ridiscutere la norma che limita i licenziamenti nei contratti a tempo indeterminato.

"Abbiamo detto che il contratto a tutele crescenti può essere una strada giusta per eliminare tutte quelle forme spurie di flessibilità selvaggia come il ricorso alle false partite Iva, agli associati in partecipazione, i collaboratori a progetto, sia del settore privato che del pubblico impiego", afferma Raffaele Bonanni. "Il governo è disposto a cancellare queste vergognose forme di sfruttamento dei giovani? - aggiunge il leader della Cisl -. Discutiamo di questo tema, puntando a stabilizzare almeno un milione di giovani precari che si trovano senza alcuna garanzia salariale e previdenziale".

"Sarebbe molo utile - ha continuato - che lo stesso Poletti comunicasse all'opinione pubblica la reale portata ed i dati ufficiali dei contenziosi sull'articolo 18 dopo l'ultimo intervento legislativo. I casi di reintegro in Italia sono davvero pochissimi, a dimostrazione che il tema dell'art.18 è solo un totem ideologico da agitare in ogni stagione politica. E' il simbolo di una Italia rancorosa, che vuole far leva sull'invidia sociale, mettendo sempre i padri contri i figli, i lavoratori tutelati contro i giovani". Poi Bonanni attacca Matteo Renzi: "Penso che il presidente del Consiglio, nonostante le parole pesanti dette anche dai sindacalisti, faccia bene, il mio è un modesto e umile consiglio, a mantenere il profilo del premier del Governo italiano". Già ieri il leader della Cisl, sul video di Renzi contro i sindacati, aveva affermato: "Non mi è piaciuto, i sindacati non sono tutti uguali".

In mattinata la Cgil su Twitter aveva risposto agli attacchi di ieri di Matteo Renzi: "Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione #fattinonideologia". E sulla discussione riguardante l'articolo 18 il sindacato scrive: "Mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele". Dopo il videomessaggio di ieri di Matteo Renzi, il più grande sindacato nazionale risponde su Twitter: "Basta insulti al sindacato: guardiamoci negli occhi e discutiamone. Da sempre ci battiamo per estendere diritti e tutele. Renzi vuole fare lo stesso?". Il sindacato di Corso Italia dice la sua anche sul contratto di lavoro a tutele crescenti: "Va bene, se si cancellano i tanti contratti che producono precarietà".

A rispondere ai post ci ha pensato il senatore Piero Ichino: "Gli errori passati sono costati molto al Paese e la Cgil dovrebbe interrogarsi su questo. Il Paese non ha bisogno di un ulteriore ritardo e neanche di un conflitto aspro. Ma non credo che ci sarà". "L'art.18 - ha continuato Ichino - è la chiave di volta di un sistema di job property che mirava, 40 anni fa, a replicare nel settore privato il modello del rapporto del pubblico impiego. Un rapporto di questo genere per sua natura non può applicarsi alla generalità dei lavoratori, è un tipo di protezione che può applicarsi a metà o meno di metà dei lavoratori di un'azienda e quindi genera precariato strutturalmente".

Per il vicesegretario nazionale dell'Udc, Antonio de Poli: "L'intensità dello scontro politico tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il segretario della Cgil Susanna Camusso è direttamente proporzionale alla scarsa attenzione che rivestono nei confronti dei lavoratori.

Entrambi manifestano una drammatica lontananza dai problemi reali del Paese".

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