Ciampi: la televisione dia più spazio al teatro

I protagonisti della scena al Quirinale per la presentazione dei Premi Olimpici

Ciampi: la televisione dia più spazio al  teatro

Pier Francesco Borgia

da Roma

Circa trecento tra i migliori attori della nostra scena, appartenenti a tutte le generazioni in attività (da Giulio Bosetti a Michela Cescon, da Rossella Falk a Chiara Muti, da Mariangela Melato a Sebastiano Lo Monaco) si sono ritrovati ieri nel Salone delle Feste del Quirinale per la prima «udienza» presidenziale nella storia della nostra Repubblica dedicata al mondo del teatro.
Davanti a loro due «attori» d’eccezione: Carlo Azeglio Ciampi e Gianni Letta, cui hanno tributato applausi calorosi e finanche una standing ovation.
L’occasione è stata la presentazione della terza edizione degli «Olimpici del teatro», i premi che ogni anno decretano i migliori attori, registi, tecnici e soprattutto spettacoli della scena italiana. Nelle vesti di «capo-delegazione» c’era appunto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta che riveste in questo caso il ruolo di presidente della giuria degli «Olimpici del teatro».
«Il teatro non deve essere - ha detto il Presidente della Repubblica - un segmento a sé stante del circuito dello spettacolo: la sua integrazione nel sistema mediatico contemporaneo è una nuova sfida e una nuova frontiera». La televisione dovrebbe «riprendere» l'attenzione che dedicava un tempo al teatro di prosa e d'opera, riscoprire le mai dimenticate programmazioni del venerdì sera, dare spazio ai grandi festival teatrali, agli scambi teatrali internazionali, perché «il teatro fa circolare le idee e unisce i popoli». Bisogna essere grati al teatro italiano, ha aggiunto, «che continua a fornirci momenti di leggerezza e di riflessione, di gioia e di commozione: il teatro è vita ed è soprattutto cultura. La civiltà di una nazione si misura anche dal numero dei teatri e degli spettatori».
Per chiedere maggiore attenzione da parte delle nostre istituzioni nei confronti del teatro italiano, Letta ha scomodato gli agoni tragici di 2.500 anni fa. Le prime rappresentazioni «finanziate» dallo Stato per l’emancipazione culturale degli ateniesi. Dagli arconti ateniesi al Fondo unico per lo spettacolo il passo è breve. Oltre a Letta, hanno perorato la causa del teatro anche Luca De Fusco, direttore dello Stabile del Veneto, e Mariangela Melato. Per il primo la situazione della nostra scena è tragica (nel senso di penosa). «I continui e ripetuti tagli al Fus stanno riducendo di molto l’attività teatrale. Le voci più pessimistiche danno al massimo due anni di vita al teatro privato e quello pubblico non versa in condizioni migliori».
«Siamo un’isoletta - sottolinea la Melato - con un pubblico che ci ama e ci segue, forse la parte migliore del nostro Paese che compie ogni volta una scelta. Che spegne la tv, esce di casa, fa la fila, compra il biglietto e la sera vede lo spettacolo. È il pubblico che ha voglia di ragionare e che noi cerchiamo di ricambiare con il nostro lavoro, con la nostra passione e, quando c’è, con il nostro talento».

L’appello si fa ancor più accorato nelle parole dello stesso Letta: «Presidente, glielo dica al ministro Buttiglione che non basta la tv! Che la cultura di un Paese e l’identità di un popolo non sono nella televisione. Che ci vuole qualcosa di più e di diverso».
La serata finale degli Olimpici, in programma venerdì al Teatro Olimpico di Venezia, sarà trasmessa in differita su Raiuno la sera stessa alle 22.30.

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