E se un angelo di Natale passasse in volo a ricostruire la storia, sanzionando gli errori umani al punto che tutto venga corretto nel bene, tappata ogni falla e bisogno e la gloria, la vera gloria della festa, sia che ognuno possa godere di una parte di gioia? Aderire al sogno di Walter Benjamin, che immagina un bambino preferire l'albero spoglio all'abbondanza delle decorazioni natalizie, aderire alla sua tenera carola che invoca l'arrivo dell'angelo, appunto, a risarcire gli ultimi e i dimenticati, potrebbe essere un primo passo. Un passo letterario, suggerito dalle pagine dell'autobiografico, ma pur sempre filosofico, Un angelo di Natale, a firma del pensatore berlinese (Il Nuovo Melangolo). Ma un passo verso la rivalutazione di quel trito esser buoni che, da Giamburrasca in poi, appare, soprattutto a Natale, un jingle meccanico adatto al massimo ad una spillina di beneficenza.
I libri, forse, possono aiutare a stemperare quel cinismo di cui francamente sentiamo arrivare l'odore ormai fradicio. E il primo libro da riprendere in mano in questi giorni è proprio la Bibbia: dunque vale la pena godere dell'ispirazione che il testo ha suscitato in un artista come Marc Chagall, grazie al Sogno di una notte di Natale (Interlinea, a cura di Chiara Gatti). Una raccolta legata al tempo della Natività e della maternità, un'interpretazione «umanista» delle Scritture che nell'assimilazione ebraica, russa e occidentale di Chagall brillano in ogni accostamento cromatico e rinnovano la tradizionale iconografia cui siamo abituati in una galleria di scene quotidiane, conforto di un avvicinamento semplice al più grande dei misteri.
Per recuperare la voglia di guardare al Natale come a una verità possibile si può anche fare una scorpacciata di quei classici da cui, prima di diventare sdolcinato, il Natale ha tratto linfa centenaria. C'era una volta il Natale (Einaudi, a cura di Christian Delorenzo), parte dal classico dei classici, quel Canto di Natale che vide quasi 180 anni fa l'avaro Scrooge redimersi per la prima volta alla bontà e si snoda poi in altri 21 racconti tra spiriti, alberi, presepi, vischi, addobbi, messe, mezzanotti, vizi, demoni, fantasmi, risate, elfi, slitte, regali, amori, bambini, tesori, sorprese, fiabe, fate, nevi, rose. Il repertorio c'è tutto, e potremmo provare a riscoprirlo e da Dickens, passando per Jerome K. Jerome, arrivare a un umorista cinico come David Sedaris che però, di fronte a Santa Claus - lui che fece anche il Babbo Natale ai grandi magazzini - si arrende alla poesia. Ottima operazione antologica anche quella de L'albero di Natale e altri racconti (Elliot), in cui fanno capolino Louisa May Alcott e le sue peripezie tra cugini, l'adolescente Hubert messo in scena da Thomas Hardy ne I ladri che non riuscirono a frenare lo starnuto e il satirico Ring Lardner, con l'intenso Un Natale in famiglia.
Se a questo punto vi è venuta voglia di un bel Natale all'italiana, potete mettere in lista i Magici racconti di Natale (Cento Autori) in cui Carmine Treanni ha raccolto otto capolavori di Luigi Capuana, Gabriele D'Annunzio, Grazia Deledda, Emilio De Marchi, Luigi Pirandello. C'è tutto il presepe d'antan: i poverelli, il bottaio, i galletti, il vecchio Moisé, una coppia di anziani, un cane povero ma ricco.
Un presepe familiare cui vale la pena di dedicare qualche ora, qualche sorriso, se non altro come gesto rivoluzionario che, invece di un freddo schermo retroilluminato, propone la speranza di lucine che sfidano il buio con una eterna magia a intermittenza.
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