Politica

Così cambia Bankitalia: addio alle banche private

Finisce il mandato a vita: il governatore resterà in carica 7 anni non rinnovabili, nessun limite di età. Modificata la composizione azionaria

Silvia Marchetti

da Roma

Il «caso Fazio» è chiuso: il governo dà il via libera alla riforma di Bankitalia e «risparmia» il governatore. Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità le modifiche che rivoluzioneranno via Nazionale e prenderanno la forma di un emendamento al ddl risparmio. Tra gli aspetti principali, la ridefinizione della proprietà e il mandato a termine del governatore. La riforma ricalca i parametri delle banche centrali europee ed è «in linea con lo statuto della Bce», assicura Siniscalco. L’attuazione delle nuove norme avverrà a «scaglioni»: quelle su collegialità, trasparenza e assetto proprietario partiranno subito, con l’entrata in vigore della legge. Mentre il mandato a termine scatterà a partire dal prossimo governatore. Il «destino» di Fazio è dunque nelle mani di Fazio. Berlusconi si è rimesso alla sua «coscienza».
Mandato unico di sette anni
Il mandato del governatore diventerà di sette anni senza possibilità di rinnovo. Viene dunque rispettato lo statuto della Bce che stabilisce per legge un mandato minimo di cinque anni. Il testo non contempla alcun limite di età (nei giorni scorsi era circolata l’ipotesi di 70 anni), e quindi alcun periodo di transizione. Spetta a Fazio decidere quando lasciare Palazzo Koch. Attualmente, vige un mandato a vita. Il governatore viene nominato e revocato dal Consiglio superiore di Bankitalia. La nomina viene poi «ufficializzata» con un decreto del capo dello Stato, promosso dal premier di concerto con il ministro dell’Economia.
La proprietà sarà pubblica
Il capitale di Bankitalia in futuro sarà detenuto dallo Stato e dagli enti pubblici. Le banche private (da Unicredito a Capitalia al San Paolo Imi) dovranno cedere le loro azioni. La modifica della proprietà di via Nazionale è la parte più «rivoluzionaria» della riforma. Viene così posto fine al «conflitto di interessi» che caratterizza il sistema creditizio italiano, dove gli istituti-controllati sono proprietari del controllante. Oggi, Bankitalia è una società per azioni che appartiene a banche private italiane e, in misura minore, a compagnie d’assicurazione ed enti. Un’anomalia rispetto allo scenario europeo: le banche centrali dei maggiori Paesi Ue (Francia, Germania, Spagna, Austria, Olanda) o sono totalmente di dominio pubblico oppure è lo Stato il maggiore azionista. Il governo prevede un «graduale passaggio di proprietà» che inizierà con la sospensione dei diritti di voto degli istituti privati.
Trasparenza delle decisioni
Ogni sei mesi la Banca d’Italia dovrà riferire a Parlamento e Governo sul proprio operato, soprattutto in materia di vigilanza. Gli atti emessi dagli organi di Palazzo Koch saranno in forma scritta e sempre motivati, e le riunioni collegiali verranno redatte in appositi verbali. Queste «novità» dovranno essere recepite dallo statuto di Bankitalia. «Il principio di trasparenza» - come sottolinea Siniscalco - è il naturale complemento dell’indipendenza dell’autorità di vigilanza». Oggi, lo statuto di Bankitalia non fa riferimento alla documentazione formale che deve fare riscontro alle decisioni adottate. Decisioni che sono già protocollate e protette dal principio della riservatezza.
Maggiore collegialità
Il governatore «mantiene il potere monocratico» ma dovrà sottoporre ogni «decisione esterna al parere preventivo del direttorio». Non avrà più l’ultima parola visto che sarà tenuto a «sondare» la struttura di vertice. Il principio di collegialità (caratteristico della Bce) introduce così un limite alla discrezionalità del numero uno di Palazzo Koch. Attualmente, lo statuto riconosce enormi poteri al governatore: «Egli rappresenta la Banca d’Italia e ha la firma dell’istituto». Alcune decisioni vengono però prese «con il concorso» del comitato, organo ristretto del Consiglio Superiore.

Adesso si tratta di aumentare il grado di collegialità.

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