Così l’educazione alla fede può salvare i giovani

Non è che il Papa peschi a caso tra gli argomenti pastorali e teologici da trattare. Uno dei metodi per seguire le preoccupazioni che stanno maggiormente a cuore al Papa è il tema della educazione nella società del relativismo. Nei giorni scorsi Papa Ratzinger ha richiamato un poco tutte le componenti della comunità cattolica a «lavorare insieme e a fare rete», sviluppando «ogni utile sinergia nel tentativo di fare argine alle crisi della scuola».
Nella Basilica di San Giovanni in Laterano, durante un convegno romano sull’«Educazione alla fede», il Papa ha evidenziato «la crescente difficoltà che si incontra a trasmettere alle nuove generazioni i valori fondamentali dell’esistenza e di un retto comportamento, in una società e in una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo, viene a mancare la luce della verità e si finisce per dubitare della bontà della vita e della validità dei rapporti e degli impegni che la costituiscono». Sembrano parole usuali, ma contengono una novità sconvolgente nella mentalità contemporanea.
Diventa dunque necessario proporre ai più giovani «regole di vita» e lo stesso «significato» dell’esistenza umana. La difficoltà è accentuata dai media «che si ispirano a una mentalità e a una cultura caratterizzate da una falsa e distruttiva esaltazione, o meglio profanazione del corpo e della sessualità». Seconda conseguenza: «Sia i genitori che gli insegnanti - ha detto il Papa - sono fatalmente tentati di abdicare ai propri compiti educativi e di non comprendere nemmeno più quale sia il loro ruolo, o meglio la missione a essi affidata».
Il Papa rileva «il crescere della domanda educativa tra i genitori angosciati per il futuro dei loro figli»; tra gli insegnanti «che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole»; nella società «che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza civile».
Si apre qui l’impegno della Chiesa per educare alla fede: è con la fede che si supera la «crisi educativa mettendo un argine alla sfiducia e a quello strano odio di sé che sembra diventato un carattere della nostra società». Siamo di fronte ad una acutissima osservazione che si incontra come esperienza nella vita quotidiana. «Il compito educativo scolastico è di tutti i cittadini, ma l’accompagnamento personale soprattutto ai giovani credenti può essere dato soltanto dalla «certezza di essere amati», per superare «l’isolamento e la solitudine che non possono essere vinti dal rumore e dal conformismo di gruppo».
Il discorso papale può sembrare la ripetizione di tante insistenze pedagogiche. In realtà, la pedagogia più vera è data dalla vicinanza dei docenti agli alunni per mostrare loro una vita schietta, coerente, laboriosa e lieta. In questo modo si comunicano le certezze che sostengono una vita umana e cristiana. Chissà.

Un discorso serioso come questo può comunicare la chiave di una gioia esplosiva e ordinata.

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