Crollano le partite Iva: in 5 anni persi 400mila autonomi

Crollano le partite Iva. La Cgia di Mestre: dal 2008 a oggi persi 400mila autonomi. Confartigianato: in un anno le tasse aumenteranno di 1,1 miliardi di euro

Crollano le partite Iva: in 5 anni persi 400mila autonomi

A fare le spese della crisi economica sono le partite Iva. Lo denuncia la Cgia di Mestre, secondo cui dal 2008 a oggi hanno cessato l'attività 400 mila lavoratori indipendenti, con una contrazione del 6,7%. In cinque anni e mezzo, inoltre ogni 100 lavoratori autonomi, ben 7,2 hanno cessato l'attività. Al 30 giugno di quest'anno il cosiddetto popolo delle partite Iva ammontava a 5.559.000 lavoratori.

"A differenza dei lavoratori dipendenti quando un autonomo chiude l'attività non dispone di nessuna misura di sostegno al reddito", rileva il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, "Tranne i collaboratori a progetto che possono contare su un indennizzo una tantum, le partite Iva non usufruiscono dell'indennità di disoccupazione, di nessuna forma di cassa integrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare e un futuro tutto da inventare".

Una situazione di difficoltà, insomma, che purtroppo ha spinto in questi ultimi anni molti piccoli imprenditori a compiere dei gesti estremi dettati dalla disperazione. "In proporzione la crisi ha colpito in maniera più evidente il mondo delle partite Iva rispetto a quello del lavoro dipendente", spiega Bortolussi, "Se in termini assoluti la platea dei subordinati ha perso ben 583.000 lavoratori, la variazione percentuale, invece, è diminuita solo del 3,3%, mentre l'incidenza percentuale della perdita dei posti di lavoro sul totale della categoria si è fermata al 3,5%. Tassi, questi ultimi, che sono meno della metà di quelli registrati dai lavoratori indipendenti".

Analizzando tutti i profili professionali che costituiscono il cosiddetto popolo delle partite Iva, si nota che la contrazione più significativa è avvenuta tra i lavoratori in proprio: vale a dire tra gli artigiani, i commercianti e gli agricoltori. In questi ultimi cinque anni e mezzo sono diminuiti di 357.000 unità, pari ad una contrazione del 9,9%. Male anche l'andamento dei coadiuvanti familiari, ovvero i collaboratori familiari: la riduzione è stata di 78.000 unità (-19,4%). Anche i collaboratori occasionali o a progetto hanno subito un deciso ridimensionamento: la riduzione occupazionale è stata di 56.000 unità (-12%). Così pure per gli imprenditori, vale a dire i soggetti a capo di attività strutturate con dipendenti, sono diminuiti di 37.000 unità (-12,9%). Le uniche categorie che hanno registrato risultati positivi sono stati i soci delle cooperative (+ 2.000 unità, pari al +6,2%) e, soprattutto, i liberi professionisti. Il numero degli iscritti agli ordini e ai collegi professionali sono aumentati di 125.000 unità (+10,7%).

"Verosimilmente la tendenza positiva fatta segnare dai liberi professionisti potrebbe essere riconducibile sia all'aumento del numero di coloro che hanno deciso di mettersi in proprio non avendo nessun'altra alternativa per entrare nel mercato del lavoro, sia all'incremento delle cosiddette false partite Iva", conclude Bortolussi, "In riferimento a quest'ultimo caso, ci si riferisce, ad esempio, a quei giovani che in questi ultimi anni hanno prestato la propria attività come veri e propri lavoratori subordinati, nonostante fossero a tutti gli effetti dei lavoratori autonomi. Una modalità, quest'ultima, molto praticata soprattutto nel Pubblico impiego". Infine, segnala la Cgia, a livello territoriale è stato il Nordovest ha registrare la caduta occupazione più forte tra gli autonomi (-7,9%), mentre il Centro è stata l'area geografica meno investita dalla crisi, nonostante la contrazione sia stata di tutto rispetto: - 4,1%.

Salgono tra l'altro anche le tasse sugli immobili produttivi: secondo Confartigianato, per l’effetto combinato di Imu e nuova Trise, la tassazione sugli immobili produttivi costerà alle imprese nel 2014 fino a 1,1 miliardi in più, con un incremento che sfiora

il 10% (9,6%) sul 2013. Il prossimo anno quindi l’impatto dell’Imu sugli immobili strumentali, unito a quello della Trise sui rifiuti e servizi indivisibili, si attesterà a 12,8 miliardi di euro, il 51,4% rispetto al 2011.

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