Chiese sempre più vuote ma i santuari fanno miracoli

A differenza delle parrocchie traboccano di fedeli. Perché sono sempre aperti. E perché alla fede regalano anche segni concreti

Il papa Benedetto XVI
Il papa Benedetto XVI

Benedetto XVI arriva oggi in treno al santuario di Lore­to, come fece cinquant’an­ni or sono Giovanni XXIII. È la fe­sta di san Francesco, patrono d’Italia, e davanti alla Santa Casa in cui Maria ricevette l’annuncio dell’arcangelo Gabriele non man­cherà una preghiera per questo nostro barcollante Paese. Tutta­via il viaggio è legato ad altri due appuntamenti. Papa Giovanni affidava alla Ma­donna il Conci­lio Vaticano II che si sarebbe aperto una set­timana dopo. Papa Ratzin­ger ritorna alla vigilia del Sino­do dei vescovi sulla nuova evangelizzazio­ne e dell’Anno della fede che si apre il prossimo 11 ottobre, anniversario del Conci­lio. Un Papa pellegrino. Un’imma­gine che non risponde al cliché del Ratzinger teologo o della Chie­sa dilaniata dai «vatileaks» e dalle lotte di potere. I pellegrinaggi so­no­gesti antichi di persone sempli­ci per i quali la fede e la Provviden­za sono realtà concrete. Nei san­tuari si esprime la devozione po­polare: sorgono dove è apparsa la Madonna o hanno operato gran­di santi, sono teatri di eventi in­spiegabili in cui il mistero che sta al fondo della realtà si è reso visibi­le. In quei luoghi si è manifestata una speranza cui è sempre possi­bile ricorrere, e i fedeli accorrono. A differenza delle parrocchie, i santuari sono sempre affollati di gente. A dispetto di chi considera la devozione popolare alla stre­gua di una superstizione da igno­ranti, questa forma di religiosità continua a tenere legate molte per­sone alla fede, magari per un filo sottile. Non sempre nella Chiesa si guarda con benevolenza alla pietà popolare. Di recente, ha ri­cordato il vaticanista Sandro Ma­gister, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano per i migranti, ha denun­ciato che all’interno della Chiesa attorno al ’68 si affermarono «let­ture parziali e selettive dei testi conciliari» i quali ridussero la reli­giosità popolare a «un cattolicesi­mo superficiale, separato dalla vi­ta e dagli impegni storici».
Questo modo di guardare con
sufficienza la fede dei semplici è sconfessato dai fatti. Alla domeni­ca le chiese sono vuote mentre i santuari traboccano di gente che chiede la grazia a sant’Antonio di Padova o a Padre Pio (tre milioni di pellegrini l’anno sul Gargano). Santiago di Compostela è meta di decine di mi­gliaia di perso­ne da tutto il mondo e in con­tinua crescita (erano meno di 20mila nel 1992, hanno superato i 180mila nel 2004) che cammina­no un mese sulle orme dei fedeli medievali. A Loreto, all’inizio di giugno, arriva un pellegrinaggio notturno da Macerata (27 chilo­metri a piedi) per ringraziare la Madonna dell’anno scolastico concluso: nel 1978, prima edizio­ne, erano in 300, l’ultima volta 90mila. Da tutta Europa partono miglia­ia di treni speciali carichi di malati e barellieri volontari per Lourdes, raggiunta ogni anno da sei milioni di persone. Medjugorje, località dell’Erzegovina sconosciuta fino al 24 giugno 1981 quando comin­ciarono le apparizioni mariane (sull’autenticità la Chiesa non si è ancora pronunciata), attira oltre un milione di pellegrini all’anno tra i quali non si contano le conver­sioni.
Da Radio Pace a Radio Ma­ria, le emittenti «devote» sono se­guitissime.
I santuari sono aperti spesso an­che la sera, a differenza di molte parrocchie che fanno orario d’uffi­cio. C’è sempre qualche prete che confessa e qualche comitiva che celebra la messa. I «piani pastora­li » delle diocesi ignorano questo fiume carsico che sfugge alle stati­stiche e alle iniziative organizzate
ed è legato a un fatto molto sempli­ce: i fedeli, ma anche chi in chiesa non ci va più, hanno bisogno di se­gni visibili, presenze reali, luoghi precisi.Chiedere una grazia (l’uni­tà della famiglia e la guarigione da una malattia sono le più frequen­ti) è un gesto molto umano ed è se­gno­che il legame con Dio non è in­terrotto.
Bigliettini, lettere, appunti, car­toline, fiori, piccoli oggetti artigia­nali lasciati come «ex-voto» o «per grazia ricevuta»: sono innumere­voli le forme in cui prende corpo il grido di chi chiede a Dio di render­si presente alla sua vita. Un popo­lo «insospettabile e non residua­le », ha detto recentemente il cardi­nale Angelo Bagnasco.
Giovanni Paolo II valorizzò que­sta fede visitando i grandi santua­ri di tutto il mondo: nel primo viag­gio all’estero andò alla basilica di Nostra Signora di Guadalupe a Cit­tà del Messico ( 20 milioni di pelle­grini l’anno); il 13 maggio 1982, esattamente dodici mesi dopo l’at­tentato di Alì Agca, incastonò il
proiettile nella corona della Ma­donna di Fatima; si è recato a Lour­des, a Compostela, in Terrasanta e varie volte a Czestochowa, cuo­re religioso ma anche civile della Polonia. Molti suoi viaggi in Italia hanno avuto come meta santuari: Pompei, il Divino Amore, la Men­torella, Pietralba, la Madonna del­la Guardia, e tanti altri.
Benedetto XVI ne segue le or­me, il teologo si fa pellegrino.

An­che lui ha una grazia da chiedere a Loreto: «Raccomandare alla Ma­dre di Dio i principali eventi eccle­siali che ci apprestiamo a vivere: l’Anno della fede e il Sinodo dei ve­scovi »,ha detto ieri al termine del­l’udienza del mercoledì.

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