E Milano si veste d'arte per colorare le strade

Dalla street art Pirelli ai tombini del Quadrilatero «disegnati» dagli stilisti. E chi li fotografa può condividere lo scatto per fare beneficenza

Sichiama «ashtag», si scrive «#», ed è lo strumento di chi twitta, usa Facebook e altri social per restare connesso con tutte le iniziative in calendario durante la Milano Fashion's Week: 68 sfilate e 76 presentazioni, per un totale di 151 collezioni femminili. Non bastavano gli eventi indoor, la MFW 2015 si è trasformata in una «passerella a cielo aperto», dalle installazioni multimediali nei corner degli sponsor della CNMI, alle mostre fotografiche aperte al pubblico, come quella di Marie Claire in via della Spiga (fino a martedì 3) «Marie Claire loves Art - Celebrating 20 italian artist», fino alla mostra di street art (fashion) ideata da Monica Nascimbeni per Metroweb, «Sopra Il Sotto, Tombini Art raccontano la città cablata». Una mostra nata già tre anni fa per far toccare con mano, o con piede, ai milanesi la fibra ottica. Oggi patrocinata del Comune di Milano, con il sostegno dell'Associazione Montenapoleone e con la partnership ufficiale della CNMI, essendo il Cavalier Boselli a sua volta presidente di Metroweb. «Un duplice valore rende Milano una grande città - ha dichiarato Boselli - non solo è il simbolo dell'eccellenza della moda italiana nel mondo, ma è anche la città più cablata d'Europa grazie alla fibra ottica di Metroweb (375.000 km in tutta Italia), che le conferisce anche in questo caso un primato assoluto, per innovazione e tecnologia».

L'identificazione di questo passaggio sotterraneo è proprio il tombino in ghisa che spesso calpestiamo distrattamente con la suola delle nostre scarpe, a maggior ragione durante la settimana della moda, correndo da una sfilata all'altra. Da qui l'intuizione dell'ideatrice della mostra di realizzare per questa nuova edizione un progetto mai visto prima; un'installazione semi permanente open air di «Tombini griffati» (fino al 1º gennaio 2016) nella via del Quadrilatero per antonomasia, via Montenapoleone, ad opera di 22 grandi stilisti, tra cui Giorgio Armani, Roberto Cavalli, Laura Biagiotti, Prada, Trussardi, DSquared2, Versace, Brunello Cucinelli, Alberta Ferretti, Valentino, Salvatore Ferragamo. La cosa belle è che chiunque potrà fotografarsi liberamente su di un tombino griffato e condividere l'immagine sui social con il tag #tombiniart! Evento per altro a fin di bene, perché tutti i tombini saranno poi battuti all'asta da Christie's e il ricavato verrà devoluto a Oxfam Italia, secondo i valori universali di questo Expo.

Ma la strada non è fatta solo per chi ci cammina (a piedi). Per presentare il bilancio 2014, in occasione della MFW, Pirelli ha pensato di utilizzare ex novo la formula della «Street Art» per comunicare con il pubblico. Esponendo, presso l'HangarBicocca fino a stasera l'opera di tre importanti street artist internazionali: la brasiliana Marina Zumi, il tedesco Dome e il russo Alexey Luka. L'azienda ha aperto il dialogo con l'arte fin dal 1872, incaricando i disegnatori dell'epoca di illustrare i corpi di fabbrica. E per tutto il Novecento e gli anni Settanta ha prodotto sensazionali campagne stampa, alcune delle quali firmate Armando Testa.

«La Street Art - ha spiegato Christian Omodeo, curatore artistico - è spesso descritta come una nuova avanguardia, in realtà, quel che la rende veramente rivoluzionaria è il suo statuto di comunità multiculturale impegnata quotidianamente sul web in uno scambio continuo tra visioni diverse del mondo. Lo street artist non fa riferimento a un codice artistico globale, ma adatta il proprio linguaggio al contesto geografico, culturale e sociale con cui si confronta di città in città». In fin dei conti, più «street» di un pneumatico…

Ciascuno dei tre artisti ha quindi interpretato l'idea del pneumatico secondo l'arte urbana, accettando di partecipare a un contest Pirelli per

coinvolgere i visitatori di HangarBicocca, evento virtuale nel quale le loro opere verranno taggate e condivise sui social delle pagine ufficiali, perché «ogni singolo sguardo è un'opera d'arte», secondo la philosophy aziendale.

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