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La figlia muore, ma la Asl chiede 30 euro di ticket: "Una pugnalata al cuore"

La rabbia dei genitori che hanno perso la figlia: "L'avevano dimessa più volte, poi è morta". Ma il pagamento forse verrà annullato: "Chiederemo scusa alla famiglia"

La figlia muore, ma la Asl chiede 30 euro di ticket: "Una pugnalata al cuore"

Una storia che sembra surreale ma che in realtà di inventato non ha proprio nulla. Perdere la propria figlia e vedersi arrivare la richiesta di pagamento per le prestazioni urgenti fornite al pronto soccorso è una circostanza a cui non tutti potrebbero credere. Tuttavia la testimonianza diretta è arrivata da Yves Chapellu, che ha vissuto sulla propria pelle la drammatica esperienza: "Quella lettera è stata come una pugnalata al cuore. La mia bambina di un anno e mezzo, dopo 24 ore da quell’accesso al pronto soccorso pediatrico di Aosta, giudicato da codice bianco, è entrata in coma. Poi è morta". E ora, come se non bastasse, c'è anche l'ombra del ticket. A raccontare la vicenda è il padre di Valentina, una bimba di 17 mesi deceduta lo scorso 17 febbraio all'ospedale Regina Margherita di Torino.

La piccola era stata ricoverata in condizioni che venivano definite ormai disperate. Dal 20 gennaio all'11 febbraio è stata al pronto soccorso pediatrico di Aosta ben 4 volte. L'epilogo è stato sempre lo stesso: visitata e poi dimessa. Secondo i medici si trattava di semplici sintomi influenzali. Siccome è stata considerata una visita non urgente, da codice bianco, l'Azienda Usl valdostana mediante una lettera di sollecito ha chiesto alla famiglia di pagare il ticket per l'accesso alla struttura nella giornata di martedì 11 febbraio. È il caso di dirlo: oltre al danno la beffa. Ma tale esito era nell'aria. "L’ultima volta che siamo andati in ospedale ci hanno fatti accedere come codice bianco, quindi soggetti al pagamento di un ticket. Speravo che operassero con un po’ di coscienza. È stato di cattivo gusto e superficiale. Valentina dopo 24 ore è entrata in coma ed è morta", ha spiegato Yves.

Pagamento annullato?

Tutto ha avuto inizio il 16 gennaio, quando Valentina viene portata al pronto soccorso dato che non sta bene già da diversi giorni. Dopo essere stata visitata viene rimandata a casa, dicendo che le si deve semplicemente somministrare la tachipirina. Ma la situazione non migliora affatto e perciò per altre tre volte viene chiesto aiuto ai medici. Le risposte comunque non cambiano: andare a casa e prendere la tachipirana. E l'11 aggiungono il consiglio di fare l'aerosol. Il giorno successivo le condizioni peggiorano: la piccola va in arresto respiratorio. Dritti nuovamente all'ospedale, dove la vogliono intubare e perciò viene sedata. Il padre e la madre escono dalla stanza in cui la stavano visitando, fiduciosi dell'operato dei medici. L'esito però è tragico: "Valentina non si è più ripresa. È stata portata all’ospedale Parini di Aosta per essere stabilizzata e alle 6 del mattino trasferita all’ospedale Regina Margherita di Torino. Dove è morta. Cinque giorni interminabili, la nostra vita da allora è finita".

Ora c'è un'inchiesta in corso: la procura ha indagato 4 pediatri per omicidio colposo. I genitori non puntano il dito contro nessuno, hanno acconsentito alla donazione degli organi e chiedono soltanto giustizia. Giustamente si interrogano sul motivo per cui nessuno abbia fatto ulteriori accertamenti: "Sembrava sempre di dare fastidio. Dall’Azienda sanitaria aostana a parte una lettera di sollecito a un pagamento non abbiamo ricevuto altro". Almeno alla beffa del pagamento del ticket si potrebbe rimediare. Come riportato da La Stampa, Angelo Michele Pescarmona ha affermato che quella lettera "è stata semplicemente una richiesta ordinaria". Si trattava di un codice bianco, "quindi chi ha fatto il sollecito per il pagamento del ticket ovviamente non era a conoscenza di ciò che è successo dopo".

Tuttavia il commissario dell’Usl della Valle d'Aosta ha fatto sapere che la richiesta - seppure giusta "dal punto di vista amministrativo" - risulta essere "inopportuna". "Adesso la annulleremo e chiederemo scusa alla famiglia", ha concluso.

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