La morte dei 130 migranti di fronte alle coste libiche potrebbe essere direttamente collegata con la presenza della Ocean Viking, la nave della Ong Sos Mediterranee che da giorni faceva avanti e indietro nelle acque antistanti la Libia. Per farla breve, a giugno 2018 l'area Sar libica è stata riconosciuta dall'Imo (International maritime organization), che l'ha ufficialmente inserita nel database internazionale. Già da quel periodo i soccorsi, nell'area di competenza, vengono coordinati dalla Guardia costiera libica.
Le leggi internazionali dicono che non si può entrare in un'area Sar altrui e interferire. Insomma, non è che se il Centro di coordinamento e soccorso italiano (Imrcc) riceve un alert per primo può inviare soccorsi senza che sia prima stata avvertita la Guardia costiera libica. Questo può accadere solo in caso di mancata risposta delle autorità dello Stato competente.
Ciò che è accaduto prima del naufragio del gommone è chiaro. La nave Ocean Viking si trovava in acque Sar libiche dal 19 aprile e faceva avanti e indietro in attesa della partenza di qualche barcone. Alle 22 del 20 aprile, con un mare in tempesta, tre natanti inspiegabilmente partono in direzione della Ocean Viking, che fino a poche ore prima si trovava a 30 miglia nautiche da al-Khoms. I migranti, però, dopo aver preso il largo, iniziano ad avere problemi e chiamano Alarm Phone, che avverte i libici. Ocean Viking a quel punto non è più in quell'area, ma molto più lontano, perché proprio su segnalazione del numero di emergenza, alle 18 del 20 aprile era partita in direzione Tunisia, dove era stato segnalato un barcone in difficoltà, poi successivamente rientrato sulla terraferma.
Una motovedetta libica parte subito alla ricerca dei tre barconi, ma chiede la cooperazione di altri, viste le condizioni del mare, così Imrcc Roma individua tre mercantili che si trovano in zona e che partono alla ricerca dei natanti in difficoltà. Un primo barcone con a bordo 104 persone viene recuperato dai libici. Sullo stesso una donna e un bambino morti. I cadaveri delle persone che erano a bordo del secondo gommone vengono avvistati il 21 aprile da uno dei tre mercantili, il «My Rose». Della terza imbarcazione con a bordo, pare, una quarantina di migranti, non si sa ancora niente. Il relitto del gommone affondato viene quindi avvistato e fotografato da un aereo di Frontex.
La versione viene confermata anche dal commodoro Massoud Abdelsamad, portavoce della Marina libica: «Abbiamo fatto tutto quanto era possibile per salvare quelle persone». E alle accuse rivolte dalle Ong risponde: «Abbiamo ricevuto la chiamata e inviato subito una motovedetta da al-Khoms verso la posizione comunicataci sia da Imrcc Italia che Mrcc Malta. Ci siamo assunti le nostre responsabilità, abbiamo collaborato».
Il tutto mentre il segretario Pd Enrico Letta chiede il ripristino di Mare Nostrum e Alarm Phone continua ad attribuire responsabilità altrove dicendo che «mancano ancora 42 persone su una terza barca.
L'Europa uccide, li lascia annegare».O forse a lasciarli annegare è l'irresponsabilità di chi continua a favorire l'immigrazione clandestina non capendo che le partenze irregolari, purtroppo, portano anche alla morte di moltissime persone?
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